Letizia Bonomi: «Così la protesi di Fracassi potrà rendere dignitose molte vite»
Quando Cristian Fracassi le ha chiesto se era disposta a provare la protesi ha detto «subito sì perché non ho trovato nemmeno una ragione per non farlo». A riferirlo è Letizia Bonomi, la 34enne di Lumezzane che, testando per prima la gamba progettata dal team di Isinnova, ha dato il nome all’operazione bresciana «destinata a rendere dignitose molte vite. Con le stampelle non si riesce nemmeno a spostare una tazzina da un tavolo. Poter camminare significa tantissimo. Certo, rimangono i dolori, la stanchezza e alcune limitazioni, ma una protesi può cambiare la vita».
Chi è
Laureata all’Università di Brescia per fare la giornalista, Letizia ha collaborato con L’Eco di Bergamo. Ed è una sommelier. All’età di quattro anni un osteosarcoma alla caviglia l’ha portata alla perdita di una gamba. «Negli anni - racconta - ho cambiato moltissime protesi. Ora esistono modelli molto performanti che simulano un passo normale. I prezzi, però, sono alti». Possono oscillare dai cinquemila agli ottantamila euro. Ecco perché Antonella Bertolotti, psichiatra bresciana da sempre impegnata in progetti umanitari con Intermed Onlus, ha chiesto all’ingegner Fracassi di progettare una protesi low cost per i mutilati di guerra dell’Ucraina.
Protesi che in futuro potrebbe raggiungere anche altri Paesi del mondo, come la Siria, la Giordania e la Costa d’Avorio. Detto, fatto. Il prototipo ora esiste e il brevetto è stato depositato. L’ausilio per camminare (non si può chiamare protesi perché non è un dispositivo medico) progettato da Isinnova costa 500 euro e, visto che le istruzioni per realizzarlo verranno rese pubbliche, potrà essere replicato ovunque e, con qualche accorgimento, adattato a ogni altezza ed esigenza

La raccolta
Fracassi ci ha lavorato con il collega Ivan Guerini. Davide Piovani del Centro ortopedico sanitaria bresciana ha fornito alcuni componenti e il knowhow. La Banca Valsabbina ha stanziato i primi fondi. E Letizia ha provato la protesi fornendo consigli per renderla migliore: «Il risultato è buono - commenta -. La trovo stabile, leggera, comoda». Lo step successivo avverrà in Ucraina: i primi 40 pezzi verranno testati dai pazienti dell’ospedale di Vinnytsa a dicembre. Nel frattempo se qualcuno (si pensi ai medici o alle persone che utilizzano già delle protesi) avesse dei suggerimenti da fornire a Isinnova per perfezionare il prototipo può farlo compilando il form disponibile su https:isinnova.it/letizia/ (dove ci sono le indicazioni per donare all'iban intestato a Intermed Onlus).
L’ausilio progettato da Isinnova, ricordiamo, è composto da un piede in poliuretano, molto resistente all’abrasione. Piede che, con una vite, viene agganciato a un terminale in alluminio, che rappresenta l’ossatura della gamba, e si può tagliare su misura con una precisione al millimetro. Il profilato metallico viene poi coperto con parti estetiche in plastica realizzate con la stampante 3D. Il tutto si aggancia al moncone con un sistema di tutori fasciali
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Per i bambini
Ieri è iniziata la raccolta fondi utile a far decollare l’operazione Letizia. Come fa notare Antonella Bertolotti «aderire a questa iniziativa stanziando risorse economiche può essere un bel modo per celebrare il Natale». Il denaro raccolto verrà utilizzato per stampare nuovi ausili. L’intenzione del team, che ha già ottenuto un primo assenso dal Ministero ucraino, è quella di dar vita a «un laboratorio protesico nell’ospedale di Vinnytsa - spiega la dottoressa bresciana -. Una realtà grande come il Civile che dispone delle risorse umane in grado di acquisire le competenze per adattare le protesi da noi fornite alle esigenze dei pazienti del Paese».
In Ucraina ci sono almeno tremila persone che hanno bisogno di una protesi perché hanno perso una gamba. «Si tratta per lo più di adulti - precisa Fracassi -. Per ora non abbiamo progettato un ausilio per i bambini, ma se si presentasse la necessità sarà nostra premura e priorità realizzare anche quello». Il team - è bene precisarlo - non intende togliere fette di mercato a nessuno. Ma coprire un vuoto. Ossia offrire la possibilità di stare in piedi e avere una vita dignitosa a persone che altrimenti non ce l’avrebbero.
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