L'addio al reddito di cittadinanza salva i furbetti: archiviate centinaia di inchieste

Dal primo gennaio la misura sarà abrogata e i reati aboliti. Nell’ultimo anno e mezzo aperte a Brescia 352 indagini
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REDDITO DI CITTADINANZA, ABOLITI ANCHE I REATI
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C’è chi aveva la Porsche in garage e una condanna definitiva alle spalle. Chi aveva dichiarato di risiedere da dieci anni in Italia, ma in verità era a Brescia da meno della metà del tempo. E ancora chi era iscritto all’Aire, viveva all’estero ma ha attestato di abitare invece sul territorio nazionale. E come dimenticare tutte le persone che incassavano la misura di sostegno al reddito pur essendo in carcere o agli arresti domiciliari. È l’esercito dei furbetti del reddito di cittadinanza scoperti dal 2019. E che resteranno impuniti.

Legge abrogata

Dal primo gennaio 2024 infatti il beneficio che è stata la bandiera del Movimenti 5 Stelle, che tanto ha diviso negli ultimi anni la politica e il Paese, sarà cancellato come voluto dal Governo Meloni. E con l’abrogazione della legge scatterà un colpo di spugna sui reati penali collegati. Se è vero che potrebbe essere riqualificato il fatto come indebita percezione di erogazioni pubbliche, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza dei magistrati ha scelto il taglio netto. E per le Procure è iniziata così la corsa all’archiviazione di massa dei procedimenti aperti in questi anni e che tra sei mesi finiranno comunque in un buco nero.

Un esempio? A ottobre 2021 la Guardia di Finanza denunciò 117 persone che non avevano titolo per incassare il denaro del Reddito di cittadinanza. Ad essere cancellato sarà infatti l’articolo di legge che ad oggi punisce con la reclusione da due a sei anni, «chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute», ma anche, con la reclusione da uno a tre anni, «chi omette la comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio».

I numeri bresciani

Dal primo gennaio 2022 al primo giugno 2023 la Procura di Brescia ha aperto 352 inchieste per indebita percezione del Reddito di cittadinanza. In 125 casi si è già arrivati al rinvio a giudizio. E non sono mancate le condanne, che oggi rappresentano l’altra faccia della medaglia. Perché se chi è ancora è sotto indagine sarà salvato, con i sostituti procuratori titolari delle indagini che in questi giorni stanno chiedendo l’archiviazione, il problema si pone per chi è stato già condannato. I magistrati stanno procedendo a chiudere le inchieste sul principio dell’«abolitio criminis», vale a dire in virtù appunto dell’abrogazione di una fattispecie di reato ad opera del legislatore. E quindi nessuno potrà essere più punito. Ma anche un’eventuale condanna dovrà essere annullata. E qui si rischia il caos.

I condannati ricorrono

Se un furbetto del Reddito di cittadinanza è infatti già stato condannato per truffa ai danni dello Stato, grazie all’abrogazione dal prossimo gennaio dell’intera disciplina del Rdc, potrà ottenere la cessazione dell’esecuzione degli effetti penali. L’iter non sarà però automatico. Chi ha subito una condanna, purché non già definitiva, dovrà infatti presentare ricorso per ottenere, attraverso la procedura dell’incidente di esecuzione, la cancellazione della pena.

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