La scelta del GdB: un lockdown per Facebook

Ecco perché abbiamo deciso di bloccare gli aggiornamenti della pagina Facebook del GdB
NIENTE PIU' POST SU FACEBOOK PER IL GDB
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Ci siamo tirati fuori, in controtendenza e con convinzione. Troppe parole in libertà, troppi insulti, troppo astio. E troppi profili fake (falsi) che se non generano notizie altrettanto false, si dilettano in manipolazioni neppure tanto dissimulate. Si dirà: ciascuno è responsabile di ciò che scrive e commenta. Ed è vero. Ma in gioco c’è la nostra identità che abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di difendere. E con l’identità, anche il nostro modo di fare giornale: informazione di servizio - anche di denuncia se necessario - ma sempre nel rispetto delle persone.

Non è questa la sede per argomentazioni in punta di diritto, ma riteniamo esista una sorta di corresponsabilità quantomeno morale se gli aggiornamenti di una pagina Facebook diventano - volenti o nolenti - pretesto per veicolare falsità, rabbia e frustrazioni o, peggio ancora, commenti che nulla hanno a che vedere con la pluralità delle idee e loro libera e sacrosanta espressione, e ancor meno con il diritto-dovere di informare ed essere informati. Ecco perché abbiamo deciso di bloccare gli aggiornamenti della pagina Facebook del GdB.

Ai tanti «amici» che ci chiedono ragione della scelta, precisiamo che non è stata presa a cuor leggero. C’è un prezzo da pagare e soprattutto una nuova sfida da affrontare: difendere la nostra storia e il nostro futuro oltre che le nostre notizie, suscettibili di errore, certo, ma di paternità (e responsabilità) acclarata della quale rispondiamo sempre e in ogni sede. Consideriamolo una sorta di lockdown contro il virus delle maleparole che non cercano il dibattito, ma la rissa. Che non informano ma demoliscono. Che non vogliono costruire nulla, tantomeno consapevolezza, e che mirano solo a delegittimare, seminare odio, rancore, razzismo. Che non lasciano spazio alla pluralità né alla decenza. Che scaricano bile e non contribuiscono a trovare soluzioni. Un fenomeno non nuovo, ma che nelle ultime settimane con la seconda ondata Covid si è pericolosamente acutizzato, nelle piazze virtuali come del resto anche in quelle fisiche.

Anche solo un’informazione di servizio come i criteri di chiusura o apertura di bar e ristoranti sono diventati pretesto per insultare questo o quello, con minacce più o meno esplicite. Che informazione è questa? Non certo quella che vogliamo fare noi. Né quella che ci chiedono i nostri lettori. Eravamo arrivati ad evitare di pubblicare le notizie più delicate, proprio perchè diventava impossibile moderare il fiume dei commenti, arrivando a barattare la decenza con l’incompletezza dell’informazione, ma neppure l’autocensura è stata sufficiente. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: ci siamo ritrovati bombardati da commenti ai nostri post con il palese obiettivo di creare flame (fiamma), ovvero infiammare il dibattito, godere dell’algoritmo di Fb che privilegia la visibilità dei contenuti che innescano più reazioni, e approfittare della nostra piazza per diffondere messaggi diametralmente opposti al nostro sentire.

C’è di più: in azione non erano «amici» seppur falsi, bensì bot (robot) capaci di sparare messaggi a raffica con automatismi che hanno reso vano ogni tentativo di moderazione manuale. Ecco perché abbiamo messo in lockdowm la nostra pagina Fb: scendiamo da questa giostra, usciamo da questa piazza malsana che ci fa diventare quello che non siamo, che non siamo mai stati e che non vogliamo diventare, ovvero la piattaforma di lancio di chi sfrutta questo tipo di dinamiche alimentando scontri e tensioni, oltre che una vera e propria campagna di disinformazione spacciata per sedicente controinformazione.

Non intendiamo barattare la nostra visibilità con la connivenza a questo gioco malato. Né la nostra storia e il nostro stile con il «traffico» che di fatto premia chi grida (e insulta) di più, con spesso strafalcioni lessicali compresi. Può suonare fuori moda, ma alla quantità scegliamo la qualità, chiedendo scusa e pazienza ai tanti «amici veri» di Fb con i quali sino ad ora avevamo condiviso quotidianità e informazione con soddisfazioni reciproche, pure loro vittime - come e con noi - di questo virus malsano che cerca nell’insulto e nella delegittimazione la sua forza.

Confidiamo che chi ci segue e apprezza il nostro modo di fare informazione comprenda le ragioni della nostra scelta. Non ci spaventano i numeri, seppur importanti, considerando che il 16% del traffico del nostro sito (che dall’inizio di quest’anno ha raggiunto 18 milioni e mezzo di utenti per oltre 286 milioni di pagine viste) viene proprio dai social. In ogni caso non abdichiamo alla nostra missione, anzi: quelle stesse notizie, commenti, dati, fotografie e filmati, che postavamo su Fb restano e resteranno comunque fruibili - sempre gratuitamente - sul nostro sito web, come pure iscrivendosi alla nostra newsletter, oltre che sul giornale di carta e sulla nostra Tv. Se finiranno comunque su Fb sarà perchè qualcuno ce li avrà postati. Non sarà piazza nostra. Per contro, gli utenti possono continuare ad interagire con noi tramite tutti i social (Twitter, Instagram e LinkedIn), Messenger compreso. Nell’attesa di una generale sanificazione della parola, oltre che delle azioni, delle menti e degli spazi, reali o virtuali che siano. A beneficio di tutti.

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