«La mia giornata da preside dura 16 ore... senza fare la preside»

Elena Lazzari guida l’Abba: «Le mille incombenze, mi spiace trascurare gli aspetti pedagogici del mio ruolo»
La preside Lazzari guida un istituto da 1.360 studenti -  © www.giornaledibrescia.it
La preside Lazzari guida un istituto da 1.360 studenti - © www.giornaledibrescia.it
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Sveglia alle 6, colazione e poi subito al pc: «Leggo i giornali e, attorno alle 7, controllo il portale Sidi che mi aggiorna sulla validità dei Green pass dei dipendenti: se tutti i semafori sono verdi nessun problema, se invece ne spuntano di rossi devo avvisare via e-mail la portineria». Inizia così, subito nel vivo, la giornata tipo di Elena Lazzari, preside dell’Istituto Abba Ballini di Brescia. Di casa a Molinetto di Mazzano e mamma di un 29enne laureato in Fisica, la dirigente dedica tutte le energie alla gestione dei suoi 1.360 studenti e 150 dipendenti, un piccolo paese insomma: «Di questi tempi - riferisce - riesco a ritagliare pochissimo tempo per me, la mia famiglia e le mie passioni: lo yoga e le camminate in montagna».

Porte aperte

Sono le 11.30 quando ci accoglie nel suo ufficio. La porta è aperta e uno studente di quinta entra per comunicarle che andrà a casa perché il fratello è risultato positivo: «Vai, stai tranquillo, riposati e non andare a giocare a calcio», gli raccomanda lei con tono materno. La prof. Lazzari nell’istituto che dirige da otto anni arriva verso le 8.30: «Quando entro - dice - per prima cosa mi vengono palesati i problemi, per lo più legati all’emergere di nuove positività». Le questioni da affrontare ogni giorno sono molte e variano tantissimo: «Si va dal genitore che si lamenta perché il figlio ha preso un brutto voto in una verifica che ha iniziato in ritardo allo studente che si sfoga per un lutto o problemi familiari».

Affrontate le prime situazioni, legge la mail e fa un giro nell’istituto per salutare e... aprire le porte: «I ragazzi non possono stare in aula a porte chiuse: l’aria deve circolare». La mattina prosegue tra mille incombenze burocratiche: «Non c’è solo il Covid - spiega -, questo è anche periodo di iscrizioni e scrutini».

Scrutini che avvengono nel pomeriggio, online. Per seguirli la preside torna a casa, pranza e rimane connessa dalle 15 alle 19-20. In altri momenti dell’anno, invece, consuma a scuola il pasto portato da casa e poi «prendo decisioni sui viaggi d’istruzione, che vengono organizzati attraverso dei bandi, sui progetti europei ai quali la scuola aderisce e su molti altri temi».

La sua giornata lavorativa, al pari di quella di altri colleghi presidi, non finisce all’ora di cena: «Conclusi gli scrutini devo fare il punto della situazione Covid. Generalmente fino alle 23».

Conta dei positivi

Ora nella sua scuola ci sono poco meno di 130 studenti positivi e una quarantina in quarantena. Sul fronte «prof» sono più fortunati: due No vax sostituiti, quattro positivi e altri due o tre a casa con permesso. Una sola classe è tutta in Dad per via di tre casi Covid. Con due casi nel rispetto delle nuove regole ministeriali, «informiamo le famiglie che se ci comunicano l’avvenuta vaccinazione del figlio quest’ultimo può continuare a seguire le lezioni in presenza, altrimenti scatta la Dad».

Con un caso, invece, c’è l’autosorveglianza: Ffp2 per dieci giorni e tampone, nei primi cinque giorni, soltanto per chi manifesta sintomi. Il suo lavoro, in due anni, è stato stravolto: «Mi spiace non trovare il tempo per approfondire aspetti pedagogici importanti del mio ruolo. La sofferenza più grande, però, la provo quando penso ai ragazzi: apprendono meno e non sono sereni. I genitori, invece, sono distanti, assorbiti da problemi privati e professionali enormi. I più restano in silenzio, alcuni ringraziano per ciò che stiamo facendo». Del lavoro di tutti la preside è fiera: «Spero che questi sacrifici ci aiutino a tenere aperta la scuola - dice -. Per questo dobbiamo lottare, sempre».

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