La campanella (ri)suona per 100mila alunni bresciani
Un suono della campanella particolarmente festoso, quello che accompagna oggi il rientro a scuola «in presenza» per oltre 100mila ragazzi delle scuole bresciane di città e provincia. Sì, perché un mese e mezzo di Dad, soprattutto per i bambini più piccoli è stato pesante: è mancato il contatto con i maestri, con i compagni, poter rivedere l’amico o l’amica del cuore. Insomma, fare lezione «dal vivo» è tutta un’altra cosa.
Stamattina, dunque, riprendono tutti gli alunni frequentanti le classi dalla scuola d’infanzia fino alla prima media, circa 80mila degli istituti statali e 24mila dei paritari, cui s’aggiunge il ritorno ai nidi dei bimbi al di sotto dei tre anni d’età. Sono felici i ragazzi, e lo sono pure i loro insegnanti, come si percepisce chiaramente dalle testimonianze, di poter tornare a «fare scuola».
Senza dimenticare la prevenzione anti-Covid, per cui le nuove linee guida regionali prescrivono un’ulteriore stretta. Nei plessi in cui il 30% delle classi manifesti almeno una situazione Covid, Ats potrà valutare la sospensione di tutte le attività in presenza, che scatterà assieme alla quarantena nel caso in cui i contagi interessino il 50% delle classi, ed effettuare uno screening completo con tampone dell’intero plesso. Un ulteriore giro di vite per prevenire l’insorgenza di focolai. C’è poi da dire che gran parte dei docenti ha già ricevuto la prima dose di vaccino. Proseguono, invece, con la didattica a distanza le seconde e terze medie e le scuole secondarie di secondo grado, per le quali da decreto è consentita la ripresa solo nelle zone gialle e arancioni, con un mix di didattica in presenza e a distanza tra il 50 e il 75%. Proprio per questa ragione si mobilita nuovamente oggi il comitato di Priorità alla Scuola Brescia, che ha organizzato una serie di presìdi fra le 8 e le 13: in città appuntamento presso le scuole «Foscolo», «Marconi», «Tridentina» e alla «Venturelli» di Gussago. «Non fermiamoci alla prima media» è l’appello del gruppo, di cui fanno parte genitori, studenti e insegnanti. «Mancano due mesi alla fine dell’anno - si legge in una nota -. I ragazzi sono stanchi, provati, disillusi: si va al lavoro, c’è un sacco di gente in giro, ma per loro le scuole rimangono ancora chiuse. È distopica la situazione delle seconde e delle terze medie con gli istituti divisi inspiegabilmente e ingiustificatamente a metà».Lo stesso documento riporta la lettera inviata al sindaco di Brescia Emilio Del Bono da due ragazzine della scuola media Foscolo: «Riteniamo - scrivono - che il virus non cominci a contagiare dalla seconda media, anzi così facendo noi ragazzi ci sentiamo sempre più soli e abbandonati a noi stessi».
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