L’Avis vaccinerà 100mila tra donatori e i loro conviventi

Si potrebbe partire il 19 al Centro Fiera. Pagliarini: «Servono infermieri, medici e amministrativi»
Avis e pandemia - © www.giornaledibrescia.it
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Offrono una risorsa preziosa come il sangue, quindi sono fondamentali affinché il sistema sanitario regga. È partendo da questo principio che in Regione è stato siglato l’accordo che porterà l’Avis a vaccinare contro il Covid i suoi donatori e i loro familiari conviventi.

L’appello. Una maxi impresa che nel Bresciano «potrebbe interessare centomila persone visto che solo i nostri donatori sono 36mila», spiega il presidente dell’Avis provinciale Gabriele Pagliarini lanciando un appello alla comunità: «Per mettere in moto l’operazione abbiamo bisogno di medici, infermieri e personale amministrativo. Tutte figure, anche in pensione, che verranno pagate con i fondi della Regione o che, se lo riterranno opportuno, potranno prestare un servizio gratuito. Chi volesse farsi avanti - sottolinea - contatti la nostra sede provinciale, io stesso ho convocato la consulta dei 102 presidenti delle sezioni bresciane dell’associazione e li ho invitati ad aiutarmi in questa ricerca. Alcune persone ci sono già, ma non sono sufficienti». Ovviamente non c’è tempo da perdere: «L’operazione dovrebbe scattare il 19 aprile», annuncia il presidente. Come si farà. I primi dettagli sono già stati definiti in modo informale da Avis provinciale, Ats Brescia e Asst Spedali Civili e, come spiega Pagliarini, «potranno subire delle modifiche in relazione all’esito dell’appello che abbiamo rivolto a medici, infermieri e personale amministrativo. Quando sapremo quante persone avremo a disposizione, almeno nella prima fase, firmeremo ufficialmente l’accorso. Per ora, stando appunto a una prima ipotesi, «l’Avis provinciale dovrebbe gestire cinque postazioni dell’hub del Centro fiera attive 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì.

Ogni settimana avremo bisogno di 10 medici, altrettanti infermieri e cinque amministrativi». In base, appunto, all’esito della ricerca l’attività potrebbe essere ampliata: «Se riuscissimo ad ottenere l’adesione di un numero importante di queste figure - annuncia il presidente - potremmo lavorare anche nel fine settimana ed estendere l’orario giornaliero di apertura».

Ogni postazione che verrà assegnata all’Avis farà 14 vaccini ogni ora. Quale ordine. Le dosi verranno somministrate ai donatori e ai loro conviventi maggiorenni. Si partirà dai più anziani per poi arrivare ai giovani: «Procederemo per fasce d’età, non per nucleo familiare. Vaccinati tutti siamo disponibili a continuare il servizio: ci mettiamo a completa disposizione della campagna vaccinale». La gestione, a livello logistico, dell’operazione è in capo all’Avis provinciale: «Stando a quanto abbiamo definito finora - puntualizza il presidente - saremo noi a contattare i donatori e a caricare le informazioni su un portale».

A chi si chiede come sia possibile tutto ciò Pagliarini risponde: «I vaccini per avisini e familiari conviventi non vengono sottratti ad altre categorie di persone fragili, ma fanno parte di un lotto aggiuntivo. Non riteniamo questo un privilegio, quanto piuttosto un segno dell’importanza delle nostre donazioni: se manca il sangue si fermano gli interventi e il sistema va in crisi. Già ora - conclude il presidente - ci scontriamo con difficoltà non indifferenti nel trovare donatori disponibili: alcuni sono stati contagiati, altri sono in quarantena... Per il bene di tutti urge vaccinare quanto prima gli avisini».

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