Incendi boschivi, la siccità minaccia di prolungare il periodo dei roghi

Il periodo considerato ad alto rischio per la stagione invernale 2022-23 non è stato ancora dichiarato chiuso da Regione Lombardia
Un Canadair in azione nei cieli bresciani - © www.giornaledibrescia.it
Un Canadair in azione nei cieli bresciani - © www.giornaledibrescia.it
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Tre inneschi. Cinque ettari in fumo. Poteva andare peggio. Ma il rogo che ha intaccato il Monte Palosso tra Sarezzo e Lumezzane, complice il dolo pressoché certo, è bastato a riportare sotto gli occhi di tutti gli ingenti rischi di incendio boschivo ai quali il territorio montano del Bresciano è esposto.

È storicamente il periodo che va da dicembre a marzo quello in cui il patrimonio verde è maggiormente esposto alle fiamme nella nostra provincia. Ma la siccità incombente - la stessa che ha imposto il rinvio della stagione irrigua – minaccia di prolungare il pericolo di roghi nei boschi. E la vegetazione resa più secca dai prolungati periodi senza precipitazioni potrebbe finire con l’offrire il fianco anche alla mano degli incendiari.

2022: 101 incendi nel Bresciano

Il periodo considerato ad alto rischio per la stagione invernale 2022-23 non è stato ancora dichiarato chiuso da Regione Lombardia. L’ultimo consuntivo risale pertanto all’annata precedente quando dei 433 incendi boschivi di tutta la regione ben 101 si verificarono nel Bresciano: uno su quattro. Complessivamente sono andati a fuoco nella nostra provincia nel periodo considerato 1.113 ettari di verde, dato ancora più rilevante rispetto al totale regionale, pari a 1.170 ettari. Un numero di episodi e una vastità di territorio interessato tale da imporre 246 missioni da parte dei mezzi aerei regionali (elicotteri) e 34 della flotta di Stato (tra Canadair e maxi elicottero Sikorsky S64 «Skycrane», proprio quello visto in azione anche oggi nei cieli trumplini).

Ricadute ambientali

Non va dimenticato che a criticità rischia di assommarsi criticità. L’ambiente montano è in larga parte se non incontaminato, preservato almeno in parte dai problemi di inquinamento atmosferico che assediano i territori urbanizzati e maggiormente industrializzati. Va da sé, però, che i vasti incendi concorrono anche a disperdere nell’aria polveri sottili e altre sostanze frutto di combustione che ammorbano l’aria. Secondo alcuni studi, la combustione di un chilogrammo di legno secco rilascia in atmosfera circa 4 grammi di polveri sottili, 5 milligrammi di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa, considerati cancerogeni dall'Oms) e 6 nanogrammi di diossine. Un bosco che brucia, un polmone verde che implode, pesa anche sulla qualità dell’aria.

Nuove norme in vista

Un pericolo quello degli incendi boschivi che rischia di acuirsi con la crisi climatica che incombe e che è ben noto a tutti i livelli. Anche a Bruxelles, dove solo una decina di giorni fa la commissione Giustizia dell’Europarlamento ha dato il via libera all’aggiornamento delle norme Ue sui reati ambientali, inclusa la richiesta di nuovi reati specifici e sanzioni più severe per i trasgressori. Nel testo, licenziato all'unanimità, gli eurodeputati chiedono di aggiungere all'elenco dei reati ambientali – tra i vari – anche i comportamenti che causano incendi boschivi. Il testo prevede inoltre che i reati che comportano ingenti danni ambientali siano punibili con almeno 10 anni di reclusione, mentre gli altri incorrano a quattro o sei anni a seconda della loro entità, gravità e durata.

 

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