In Lombardia la voce degli under 35 ora «diventa legge»

In Regione la prima norma per i giovani, che chiedono formazione, stage, spazi, più aiuti e consultori
Adolescenti con mascherina
Adolescenti con mascherina
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Tutto è cominciato con un «Cari giovani, diteci tutto: siamo pronti ad ascoltarvi davvero». E quando gli under 35 hanno letto il mittente, hanno colto la palla al balzo: «Cara Lombardia ti scrivo. E ti dico anche tutto ciò che alla nostra generazione manca». Dall’altra parte - a coordinare un percorso durato mesi di incontri, sondaggi e confronti con la rete delle associazioni - c’era e c’è l’assessorato alle Politiche giovanili coordinato da Stefano Bolognini. Il suo team ha analizzato le richieste, è entrato nelle scuole, ha parlato con loro e li ha presi sul serio. Talmente sul serio da trasformare le loro voci e le loro indicazioni in legge.

Il manifesto si chiama «Generazione Lombardia» e il suo epilogo è la nascita, prima in Italia, di una norma dedicata agli under 35, iter già in corso e che dovrebbe arrivare all’approvazione definitiva dell’Aula del Pirellone per la fine di marzo.

Le richieste

Il paniere delle richieste nasce da un maxi sondaggio inviato alla fascia d’età compresa fra i 14 e i 35 anni, un canovaccio che è servito per pianificare le riunioni tematiche e i focus di approfondimento con gli operatori. Cosa vogliono gli under 35? Ascolto, aiuto e attenzione sono tre pilastri chiave, ma soprattutto chiedono più formazione e più sostegno per essere indipendenti.

Cioè? Gli studenti degli istituti professionali invocano, ad esempio, la possibilità di potersi iscrivere al quinto anno: questo darebbe loro la possibilità di poter frequentare in un futuro l’Università. Dalla platea delle superiori arriva con insistenza anche la richiesta di attivare i consultori all’interno degli stessi istituti scolastici, ma anche maggiore attenzione - concreta e a partire dalle piccole cose - alla sostenibilità ambientale: da un maggior rigore sulla raccolta differenziata al potenziamento degli strumenti digitali per sprecare meno carta, passando per l’eliminazione della plastica e un uso più efficiente dell’acqua.

C’è anche un problema di spazi in cui poter praticare attività extrascolastiche, sia all’aperto sia al chiuso e il pensiero corre a progetti partecipati per il recupero delle aree dismesse sui territori. Altro grande tema è quello di una formazione continua e aggiornata più qualificante, come pure più tempo per gli stage, se possibile con continuità.

Bandi e fondi

La Regione pensa anche ad aiuti rivolti a chi fatica a sostenere il costo di un affitto - © www.giornaledibrescia.it
La Regione pensa anche ad aiuti rivolti a chi fatica a sostenere il costo di un affitto - © www.giornaledibrescia.it
Chi invece frequenta l’Università o si affaccia al mondo del lavoro vorrebbe poter contare su un aiuto iniziale: alloggi da condividere con coetanei senza costi folli, ma anche contributi e inserimenti più agili nel mondo dell’impiego dove ancora si riscontra una certa difficoltà nell’incrocio domanda-offerta. Il 71,9% degli intervistati non si sente adeguatamente informato rispetto alle iniziative già in campo e chiede di veicolare le opportunità anche tramite i social, il 73,9% non fa parte di alcuna associazione anche se vorrebbe. Contenuta la fascia dei disoccupati in cerca di un mestiere (5,4%), il 14,6% è precario, il 47% studia, il 32,8 ha un lavoro stabile.

Quanto di concreto sarà realizzato di tutto questo e come? Il portafoglio di base della legge è di tre milioni di euro. «Non bastano, è una partenza per adeguare l’architettura e mettere in campo gli strumenti» dice Bolognini. Anche perché una parte di queste richieste verrà indirizzata ai Comuni di riferimento in vista dei Piani di zona, altre invece saranno concretizzate attraverso un teorema di bandi tematici. Un percorso che, nei fatti, è già iniziato.

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