Il soprintendente: «Il Bigio? Se non torna, via anche la fontana»

L'architetto Rinaldi fa il punto sui progetti aperti, dalla copertura della Pinacoteca all'ascensore in Castello: «A Brescia manca un dibattito»
La statua di Mimmo Paladino se ne dovrà andare - Foto © www.giornaledibrescia.it
La statua di Mimmo Paladino se ne dovrà andare - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La copertura della Pinacoteca? Deciderà Roma. Il teatro romano? Difficile pensare ad un suo utilizzo. Per quanto riguarda il Bigio, potrebbe anche non tornare in piazza, ma a quel punto dovrà sparire anche la fontana. E per il 2023 della Capitale della Cultura, la Soprintendenza aprirà le porte della sede di via Calini - dove saranno collocati anche i miliari trovati in via Milano - per una piccola mostra.

Tra interlocuzioni istituzionali e ragionamenti a tutto campo, il soprintendente di Brescia, l'architetto Luca Rinaldi, fa il punto della situazione. A partire dai nodi aperti con il Comune, in particolare Pinacoteca e Castello.

Architetto Rinaldi, sulla copertura del cortile della Pinacoteca il Comune presenterà un nuovo progetto, come da lei richiesto.

Sì, progetto affidato allo stesso ingegnere che ha redatto il precedente. L'idea di coprire il cortile è una cosa particolare, che si vede di rado in Italia, ma l'ho accettata per evitare polemiche. Non so cosa aspettarmi. In ogni caso trasmetterò la pratica con le mie osservazioni alla direzione generale di Roma e al Comitato tecnico scientifico, che valuterà. Se il progetto sarà avallato sarò tranquillo, se ci sarà una posizione critica lo sarò ancora di più. Trasmetterò il progetto non appena lo riceverò.

Più tranquilla sembra l'interlocuzione con Brescia Mobilità per l'ascensore in Castello, su cui state dialogando. È stata accolta la sua richiesta di ridurre l'impatto dell'ingresso da Fossa Bagni, e di interrare il più possibile l'impianto che sarà ad una sola cabina. Quali i nodi da sciogliere ora?

C'è da definire l'attacco della stazione d'arrivo alle mura cinquecentesche, nodo critico dal punto di vista della conservazione. Ho parlato con i tecnici di Brescia Mobilità, ma credo che questo tema debba meritare una riflessione più approfondita, coinvolgendo nel dibattito progettisti e professionisti. Al momento non ho un architetto di riferimento, e per quanto riguarda la parte politica, il Comune, non vedo questa grande volontà di procedere, non ci sentiamo da mesi.

In Castello non c'è solo l'ascensore da Fossa Bagni ma si sta progettando tutto un sistema di risalita fino alla Mirabella.

Con il progetto Scherer che, voglio ribadirlo, non è stato bloccato dalla Soprintendenza. Ho chiesto sondaggi preventivi davanti ai magazzini dell'olio, dove è immaginata la prima tappa della risalita, e chiunque si occupa di Castello sa che sarebbero stati trovati resti, dall'epoca romana al '500. Prima di partire con il progetto si sarebbe dovuta fare una campagna seria di indagini, ora i resti potrebbero essere inseriti nel progetto, per l'architetto Scherer potrebbe essere una cosa stimolante. 

Scendiamo dal Castello. Il Comune e Brescia Musei hanno intenzione di riprendere il ragionamento sul teatro romano. Lei che visione ha del tema?

Ci sarà un convengo a cui sono stato invitato, e a cui parteciperanno tra gli altri anche l'ex soprintendente archeologico di Milano Ardovino, il direttore generale dei musei Osanna, il professor Settis. Sarà un confronto interessante sul tema della valorizzazione dei siti archeologici che con il ministro Franceschini, basta vedere quello che sta accadendo al Colosseo, è di stretta attualità. Per il teatro romano di Brescia non vedo, da architetto, come sia possibile realizzare una struttura per l'utilizzo senza alterare l'esistente. Mi sembra che il monumento sia già apprezzabile così com'è.

Anche su piazza Vittoria e la ricollocazione della statua del Dazzi si è espresso.

Partiamo dal fatto che la presenza della statua di Paladino sul piedistallo non è più autorizzata, e da tempo, l'ultima lettera è di metà novembre, la Soprintendenza ne ha chiesto la rimozione. Quanto al ritorno del Bigio, già chiesto fin dal 2008 dai miei predecessori, se la posizione del Comune è che la piazza dal '45 ha un nuovo significato come segno della città antifascista, posso anche accettare che l'opera non sia ricollocata. Ma a questo punto, per coerenza, va rimossa anche la fontana col piedistallo.

Fino ad ora l'impressione è che la Soprintendenza sia l'ufficio dei «no»…

Non credo sia così. Quello che vedo è che a Brescia manca un dibattito, una interlocuzione sulla realtà su cui si lavora, al di là delle posizioni. Vedo che spesso si annunciano scelte prima che si sia verificata la effettiva possibilità di realizzazione, si presentano progetti, com'è avvenuto in Castello, prima di verificare la situazione sul terreno. Come si fa per i lavori pubblici, ci sarebbe bisogno di istituire sui progetti più importanti dei tavoli di lavoro a cui chiamare persone competenti e appassionate. Solo così si può procedere senza intoppi.

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