No alla cupola sulla Pinacoteca: «È un precedente pericoloso»

La cupola in vetro sul cortile della Pinacoteca «non s’ha da fare», secondo il soprintendente all’archeologia, belle arti e paesaggio di Brescia, architetto Luca Rinaldi.
Perché «il progetto messo a gara dal Comune non corrisponde a quello preliminare approvato dalla Soprintendenza nel 2017», quando a reggere gli uffici di via Calini c’era il suo predecessore, Giuseppe Stolfi, e perché «la struttura così come concepita ha un impatto eccessivo rispetto all’architettura, è troppo visibile dall’esterno».
Rinaldi quel progetto l’ha contestato nel 2019, al momento del suo insediamento in città, scatenando una serie di impugnazioni e ricorsi al Tar che troverà - forse - conclusione mercoledì quando il Tribunale amministrativo di Brescia produrrà un giudizio di merito sulla questione. Le posizioni. Inconciliabili, fino ad ora, le posizioni. Con il Comune che, forte dell’ordinanza con cui il Tar lo scorso dicembre ha sospeso il provvedimento di Rinaldi, ritiene ormai approvato il progetto del 2017 per la cupola, salvo intesa su alcune prescrizioni. E il soprintendente che invece ribadisce la sua convinzione sulle «ambiguità del percorso di approvazione» e le «perplessità sull’intero progetto, che era riferito ad una struttura più bassa, quasi piana, mentre quella ormai già appaltata è più visibile e invadente, una specie di cupola».
Questione di centimetri, insomma, sulla quale nonostante l’invito dello stesso Tar a trovare un accordo, le posizioni restano distantissime: la Soprintendenza aveva chiesto di ribassare la cupola di un metro e mezzo al colmo e mezzo metro all’appoggio, il progetto del Comune, per questioni strutturali, poteva concedere al massimo dieci centimetri.
Prospettive. «Se il Comune fosse andato in gara con un progetto corrispondente a quello approvato, non avrei avuto nulla da contestare - sottolinea Rinaldi -, ma a mio avviso così non è stato». E in attesa del giudizio del Tar, nel caso in cui il Tribunale si esprima favorevolmente per la Loggia («ma non so se possa entrare così nel merito») non esclude il ricorso al Consiglio di Stato. In caso contrario, stante l’inconciliabilità delle posizioni, il Comune potrebbe presentare una variante al progetto o chiedere una valutazione alla Direzione generale del Ministero a Roma (alla quale Rinaldi sottoporrebbe comunque le proprie valutazioni) con conseguente allungamento dei tempi. Cosa che, naturalmente, il Comune vorrebbe evitare.
In alternativa, «ho già dato la mia disponibilità - prosegue il soprintendente - per una soluzione alternativa a questo progetto ambizioso, ovvero la chiusura del portico, che permetterebbe ugualmente la continuità dei percorsi, e risolverebbe la questione in tempi brevi». Ma che comporterebbe per la Loggia un probabile contenzioso con la ditta che si è aggiudicata l’appalto. Precedente. Tra le motivazioni addotte da Rinaldi per il «no» alla cupola, anche quella riferita alla tutela: un’eventuale approvazione costituirebbe infatti «un pericoloso precedente». Nel senso che, una volta approvato il progetto, si rischierebbe di assistere «ad una serie di richieste di copertura anche in altri cortili e palazzi di Brescia. Certo, si potrebbe obiettare che la soluzione per la Pinacoteca rappresenta un caso eccezionale, ma il rischio c’è».
Ora non c’è che attendere il giudizio del Tar di mercoledì. Ma l’impressione è che non finirà qui.
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