Ignoranza e brutalità sui social, «Coltiv@rete» per dialogare con i ragazzi

Gli adulti hanno la responsabilità di aiutare i giovani a stare online in sicurezza, come ricordato nella conferenza teatralizzata al Sociale
  • L'appuntamento al Teatro Sociale con «Coltiv@rete»
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Dobbiamo coltivarli questi spazi virtuali: questi campi sterminati di potenziale conoscenza che basta un attimo per trasformare in abissi di ignoranza e brutalità. La conferenza teatralizzata organizzata dalla Questura di Brescia e intitolata «Coltiv@rete», andata in scena in mattinata al Teatro Sociale di Brescia, è uno strumento moderno di dialogo con le giovani generazioni che si serve di un vettore antico: la pedagogia, nel suo senso più puro.

Come ricorda lo scrittore-poliziotto Domenico Geracitano - autore del libro che dà il titolo alla rappresentazione - la seconda grande rivoluzione in ambito comunicativo, dopo l'invenzione della scrittura in Mesopotamia, è quella che stiamo vivendo, che ci immerge in un «qui e ora» vorticoso, in cui la nostra identità e la nostra immagine riflessa (o manipolata) in una foto o in un video possono fare in un batter d'occhio il giro del mondo e, soprattutto, della nostra comunità. Gli adulti hanno dunque la responsabilità di guardare negli occhi i ragazzi, aiutandoli sia a «stupirsi ancora delle meraviglie che la vita ci riserva» sia a costruire un'identità che non sia in balìa del giudizio altrui.

La lezione dei «no» e la curiosità di oltre 400 studenti 

Impartire sermoni e regole dall'alto spesso non serve, non raggiunge efficacemente lo scopo: molto più utili esempi ed esperienze dirette, tanto più se in uno scambio tra pari rivolto in principal modo agli oltre 400 studenti delle scuole superiori di Brescia che insieme a insegnanti, esperti di cyberbullismo, genitori e giovani universitari hanno affollato il Sociale. La Polizia di Stato ha scelto di promuovere con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale un progetto di educazione alla legalità attraverso valori civili di rispetto delle regole, solidarietà e inclusione, portando sul palco studenti già coinvolti dalla Questura in altri percorsi educativi, dimostrando ancora una volta la prossimità alla cittadinanza delle forze dell'ordine. Il mezzo è il teatro «perché è in grado di restituire una centralità all’essere umano in tutte le sue componenti». 

Ma rivolgendosi agli adulti l'autore del libro, che verrà distribuito nelle scuole, ha sottolineato che non bastano le parole, per quanto essenziali: un esempio può valere più di mille frasi, che sono talvolta carezze e talaltra schiaffi. Cosa crea il nostro «habitat antisismico», nella crescita? «Per me è stato proprio lo schiaffo contenuto in una parola breve e immediata: “no”. Ragazzi, se a casa vi hanno riempito di “sì” siete inguaiati. Il “no” è una curva che vi fa decelerare e invertire la marcia perché la vita è fatta di percorsi sinuosi e saliscendi».

L'esempio di don Puglisi e la responsabilità condivisa

Il poliziotto racconta di quando a Palermo don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio gli consigliò di parlare della sua vita ai ragazzi, per mettersi in sintonia con loro: quel piccolo immenso sacerdote che prima di essere ammazzato regalò ai suoi killer un ultimo sorriso e in un attimo tutta la sua grandezza, che mai sarà cancellata. Ma il dialogo intrecciato a momenti di teatro e di musica serve anche a dare ad adulti e ragazzi consigli specifici: «Prima di regalare uno smartphone, regala conoscenza su come usare Internet e non esserne usati; prima di creare un profilo social, ricorda che hai sottoscritto un contratto con una società; prima di pubblicare un post medita sul fatto che, quando il prodotto è gratis, il prodotto sei tu; prima di immettere in rete immagini o video imbarazzanti, sappi che non potranno essere eliminati; prima di distruggere la tua identità virtuale, costruisci la tua voglia di crescere; prima di trasmettere odio, sappi che l'amore è l'unico sentimento da condividere».

Pensare prima di postare, questo vale. E per i genitori l'invito è ad assicurarsi di conoscere la password dei figli, come parte del processo educativo, e di ricordarsi che per certi siti «bisogna avere almeno 13 anni altrimenti si rischia di diventare personaggi ancor prima di essere divenuti persone». Ed ecco allora la storia di un bambino di quinta elementare a Brescia, che zittisce una compagna di classe minacciandola di uno dei crimini più terribili: turpe riflesso della prolungata esposizione del piccolo a un videogioco non indicato per la sua età (ma per quale età potrebbe essere idoneo davvero?), in cui il suo avatar si nutre solo di violenza e scurrilità.

Serve un «avatar» che protegga i ragazzi e non li distrugga

Tanti gli ingredienti citati durante la mattinata, dalla legge 71 nata nel 2017 dopo la morte della quattordicenne Carolina Picchio all'importanza del diritto all'oblio e della «web reputation», considerata anche dalle aziende in cerca di personale. «Chi recluta nuove risorse tiene ormai conto anche di quanto le persone fanno “vamping” nelle ore notturne, perché si presume saranno ben poco attive di giorno se sono sempre connesse». Un altro consiglio utile ai ragazzi è quello di «installare un alert per intervenire ogni volta che una vostra fotografia entra in rete. Fate attenzione quando sottoscrivete un contratto con una piattaforma: tenete per voi la gestione dei “tag”, altrimenti se un contenuto diventa virale sarà ingestibile. E ci sono molti strumenti a difesa della nostra identità e sicurezza che possono essere usati anche anche attraverso il Commissariato in Rete» ricordano sia Geracitano che Nicolò Toresini, dirigente della Sezione operativa per la sicurezza cibernetica di Brescia.

Rischi dell'uso sconsiderato delle tecnologie e strategie utili

Si è tutto spostato online, dice il dirigente della Polizia Postale: «È difficile immaginare una truffa che non coinvolga il web. E, attraverso il cyberbullismo, chi prevarica ci va giù più pesante che in presenza per questo falso convincimento dell'anonimato. Ma sappiate che l'attività genera comunque tracce, prima o dopo noi riusciamo ad arrivare all'autore di un contenuto. Gli strumenti di intervento ci sono: dall'analisi delle fonti aperte, all'oscuramento di siti e alla rimozione di pagine e post, tra le opzioni contenute nella legge 71, dall'ammonimento del Questore ai nuovi mezzi di tutela contro i reati sessuali. Il cyberbullismo è un fenomeno e non un reato autonomo ma certi comportamenti possono dare luogo a diffamazione online, molestie, sexting, revenge porn. Per difendersi è possibile scrivere o contattare la Polizia. E utilizzare anche il canale YouPol».

La testimonianza di questore, prefetto e dirigente Ust

Il questore Eugenio Spina ha parlato sia dell'impegno profuso dalle forze dell'ordine «per il contrasto alla violenza di genere anche attraverso la promozione di un concorso dedicato ai giovani sul linguaggio», sia dell'«avvicinamento alle realtà territoriali, comprese le comunità montane, per coinvolgere insieme all'Ust tutte le scuole superiori in questa progettualità. Per investire in formazione e far crescere la consapevolezza nell'uso della rete: perché non si ripetano episodi gravi di bullismo, cyberbullismo e altri fenomeni».

Si rivolge in modo empatico e diretto agli studenti anche il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale, Giuseppe Bonelli: «Lo so, è difficile alla vostra età pensare che ci sia qualcuno più intelligente di voi ma chi ha più esperienza va ascoltato, ve lo assicuro: abbiamo dovuto affrontare realtà difficili e dolorose che nascono da un uso sconsiderato delle tecnologie. Prestate attenzione a ciò che vi dicono adulti più esperti ma anche ai vostri coetanei che hanno già sperimentato certe situazioni».

Al Sociale è intervenuta anche la prefetta Laganà - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Al Sociale è intervenuta anche la prefetta Laganà - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Quella al Teatro Sociale è per il prefetto Maria Rosa Laganà «una bellissima occasione per coinvolgere studenti e ragazzi, instillando in loro la buona volontà di essere cittadini consapevoli».

Coinvolti anche i poliziotti di domani: gli allievi della Polgai

Oltre all'impegno di molti agenti, l'incontro ha registrato anche il coinvolgimento attivo degli allievi agenti della Polizia di Stato in formazione alla scuola Polgai. Una rappresentazione parlata, cantata e danzata: alcune delle musiche sono state composte da Gianluca Terlizzi che si è esibito al piano elettronico dal vivo, tra le coreografie dei danzatori Diego Bragaglio ed Elena Bono, e le interpretazioni attoriali e canore di Giulia Terlizzi, Martina Marchetti, Francesco Longo e Anna Bonassi.

A fare da raccordo le parole che compongono il libro (dedicato al padre) di Domenico Geracitano, capace di rivolgersi con delicata immediatezza ai ragazzi e di spiegare «cos'è l'educazione» rinunciando a formule retoriche. «È ciò che permette di non farci innamorare della megalomania» dice giocando con le parole, così importanti in ogni contesto («non fatevi conquistare da manìe di grandezza», servono piuttosto «mani di grandezza») e spingendo verso la conoscenza che «permette di proteggerci dalla prigionia dell'ignoranza. Abbiate la curiosità di cercarla ovunque, perché troverete la libertà».

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