«Ho visto troppa disperazione, rinuncio alle slot»

Bruno Giorgi del bar Due Stelle non intende accenderle più: è il suo gesto contro l’azzardo
Al Due Stelle di via San Faustino: Bruno Giorgi con la moglie Susanna - © www.giornaledibrescia.it
Al Due Stelle di via San Faustino: Bruno Giorgi con la moglie Susanna - © www.giornaledibrescia.it
AA

«Siamo stanchi di vedere anziani bruciarsi la pensione davanti alle macchinette, noi diciamo basta». Bruno Giorgi e la moglie Susanna non ne possono più di assistere al tracollo personale, economico e sociale di chi trascorre intere giornate davanti alle slot e hanno avviato l’iter per eliminarle per sempre dal bar, il Due Stelle di via San Faustino, che gestiscono ormai da sedici anni: «Per ora le abbiamo spente e abbiamo apposto un cartello con la scritta "In attesa di rimozione". Disdire il contratto, infatti, non è così semplice come pensavamo. Cercano di convincerci a non farlo: ci dicono "Siete sicuri?", "Pensateci bene perché dopo non potete più richiederne altre". Ma noi siamo convinti della decisione che abbiamo preso: non le vogliamo. Basta».

Lo sfogo. Bruno e Susanna hanno quasi settant’anni («È la nostra terza giovinezza», scherza lui) abitano a Borgo Trento e amano il loro lavoro («Mia moglie, praticamente, nel bar ci è nata»). Quando hanno rilevato il Due Stelle le slot machine c’erano già. E in questi anni ne hanno viste di tutti i colori: «Anziani che a inizio mese si giocavano la pensione e poi chiedevano all’amico di pagare loro il caffè perché erano al verde - racconta Bruno con dispiacere -, signore incapaci di distogliere lo sguardo dallo schermo, gente poco per bene, diciamo dal guadagno facile, che frequentava il nostro bar solo per le macchinette. Alcuni stavano dalle 9 alle 12 davanti alle slot senza nemmeno recarsi in bagno e ordinando ogni tanto una birra o un caffè. Con me parlavano poco, a volte dicevano: "Ho vinto 100 euro, ho vinto 150 euro", ma omettevano di riferirmi quanto avevano perso. Non capisco cosa passi nella testa di queste persone: non capiscono che c’è un motivo se le chiamano "macchinette mangiasoldi"?».

Nel riferire di queste situazioni Bruno prova tristezza, ma anche rabbia: «Lo Stato dice "gioca moderatamente", "bevi responsabilmente", "fuma ma il fumo uccide": sono controsensi, ipocrisie moderne». Nel suo piccolo il barista vuole dare un segnale alla città: «Non mi importa se senza le slot perderò dei clienti, ma non me la sento di rivedere certe scene, di assistere alla disperazione. Per vivere servono cibo e buona salute, non il gioco d’azzardo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato