Green pass, tamponi e malattia: il «fai da te» dei prof no vax

Alcuni docenti vorrebbero assentarsi giorni interi per eseguire i test per il certificato verde e chiedono documenti alle farmacie bresciane
Per gli insegnanti vige l’obbligo del Green pass - Foto © www.giornaledibrescia.it
Per gli insegnanti vige l’obbligo del Green pass - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Lunedì a mezzogiorno tampone rapido in farmacia e giorno di «permesso per visita specialistica perché il tampone è un esame diagnostico», martedì e mercoledì lavoro, giovedì altro tampone con permesso, venerdì e sabato lavoro. È l’immaginifico calendario settimanale di chi, spiega Adriano Cattelan, coordinatore provinciale della Gilda degli insegnanti, ha scelto di non vaccinarsi e di mantenere il posto come docente nella scuola (il Green pass, lo ricordiamo, è obbligatorio a scuola) «utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. Questa è una delle strategie adottate: basta "un foglio di presenza" rilasciato in farmacia - sostiene il sindacalista Cattelan - per ottenere il permesso per visita specialistica come quando si fa l’esame del sangue o un’endoscopia perché anche il tampone è un esame diagnostico e nessuno può smentirlo. In questo modo si attinge a un monte di 18 mesi in tre anni di malattia senza necessità di rivolgersi al medico di base».

Il fatto che alcuni prof non vaccinati stiano cercando di informarsi per valutare la possibilità di percorrere questa surreale e discutibile strada (non per forza seguendo il calendario citato) trova conferma nelle farmacie. Alcuni esercizi hanno infatti scritto o telefonato agli uffici di Federfarma Brescia per capire come comportarsi rispetto al rilascio di certificazioni per accertamento diagnostico eseguito in farmacia sotto forma di tampone rapido. Certificazioni che, stando alle parole degli insegnanti che l’hanno chiesto, consentirebbe di avere a disposizione una giornata di permesso. La presidente Clara Mottinelli, però, chiarisce: «Le farmacie rilasciano l’esito del tampone e stampano il Green pass, nulla di più. Di certo - sottolinea la presidente - ad oggi non forniscono fogli di presenza o certificati medici».

Il mondo della scuola è sorpreso e scettico: il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Bonelli fa notare che «i giorni di permesso finiscono. Non è una strada praticabile». Una strada che, tra l’altro, oltre a pesare sul sistema, avrebbe conseguenze sull’organizzazione scolastica. Così la pensano anche altri sindacalisti. Luisa Treccani (Cisl): «Se la motivazione dell’assenza è una visita serve un certificato e il caso rientra nella malattia. Se si vuole attingere ai permessi i giorni disponibili sono tre in un anno. Altrimenti c’è il permesso a ore, non superiore al 50% dell’orario giornaliero di servizio, che va recuperato». Lo stesso discorso ce l’ha fatto Alessandra Poli (Flc-Cgil), che aggiunge: «Siamo contrari a una modulazione degli orari delle lezioni su misura delle figure no vax. Prima vengono i diritti degli studenti».

Un’insegnante che ha scelto di non fare il vaccino «perché ho paura di eventuali effetti collaterali» ci conferma che tra i colleghi alle prese con la necessità di avere il Green pass facendo i tamponi si parla di questa possibilità, ma commenta: «Io a scuola ci voglio andare perché amo il mio lavoro e voglio stare con i bambini. Non intendo mettere l’istituto nella condizione di trovare ogni volta un collega che mi sostituisca».

I presidi che abbiamo contattato riferiscono di non aver ricevuto richieste particolari dai docenti non vaccinati: «Ho due casi su 250», dice Simonetta Tebaldini, preside dell’Iis Castelli. Il provveditore aggiunge un tassello: «Lunedì sono state pubblicate le assegnazioni delle cattedre per le supplenze annuali. Alcuni insegnanti non hanno perfezionato il contratto perché sprovvisti del Green pass e quindi impossibilitati a entrare nella scuola».

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