Green pass, farmacie e laboratori: è corsa ai tamponi periodici

Nei poli dei servizi bresciani si stima di arrivare a 50mila test alla settimana: si cercano professionisti da arruolare
GREEN PASS, FARMACIE PRONTE
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C’è addirittura chi ha già prenotato i suoi appuntamenti periodici fino a dicembre. Alcuni, invece - calcolatrice alla mano e sbuffi incorporati - stanno facendo il giro delle santelle via telefono: «Pronto? Vorrei sapere se fate qualche offerta per chi deve fare i tamponi». E a volte, dall’altro capo della cornetta (e del bancone), c’è chi risponde con un «sì, certo». Brescia, giornate della vigilia del Green pass obbligatorio al lavoro: il popolo della grande fuga dal vaccino fa rotta, in massa, nelle farmacie.

Dove ci si sta preparando a gestire la flotta di lavoratori (nel Bresciano si tratta di circa 30mila persone) che, a partire da venerdì 15, se vorranno varcare la soglia del loro posto di impiego, dovranno effettuare con cadenza regolare il test. Un iter che farmacisti e tecnici di laboratorio hanno accolto con entusiasmo, felici di poter dare il loro contributo, ma che - dal punto di vista organizzativo - ha aperto la «caccia» per arruolare nuovo personale qualificato. L’obiettivo è riuscire a rispondere a tutte le domande, senza doversi trovare a respingere le richieste, specie se si pensa in prospettiva: dai primi giorni di novembre, infatti, nei poli territoriali dovrebbe diventare operativa anche la filiera delle vaccinazioni per la somministrazione della terza dose e del siero antinfluenzale.

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A descrivere la situazione attuale sono i numeri: a partire da settembre, e fino a questi giorni, le farmacie hanno viaggiato a un ritmo medio di 30mila tamponi alla settimana. Con il via alle nuove disposizioni, da venerdì, si stima che si arrivi a superare una media di 50mila test settimanali: per questo l’Sos personale inizia a farsi sentire. A tenere gli occhi aperti sul fronte assunzioni sono anche i laboratori di analisi, ma per loro la vera cartina tornasole -ovvero il termometro in grado di misurare la «fame» di nuovi dipendenti - si chiama prova generale di due settimane.

Lo spiega il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale, Piero Frazzi: «Al momento con i nostri laboratori siamo ben organizzati perché abbiamo mantenuto tutto il personale. Da noi c’è un ampio margine: abbiamo in sostanza la possibilità di raddoppiare il flusso. Per intenderci, attualmente nei nostri tre laboratori riceviamo e lavoriamo circa quattromila test alla settimana, ma con la forza lavoro in servizio potremmo processarne fino a ottomila. Tutto dipenderà da quante persone sceglieranno le farmacie e prediligeranno i tamponi rapidi».

Nel frattempo, il boom di prenotazioni è già realtà, come testimonia Francesco Paracini dalla farmacia Palestro: «La maggior parte degli appuntamenti si concentrano a metà e a fine settimana. In quest’ultimo periodo stiamo ricevendo dalle 50 alle cento telefonate al giorno». Un incremento netto delle richieste che arriva al 40%, al punto che «abbiamo incaricato una persona dedicata solo a questo servizio». Altre realtà hanno invece già deciso di prolungare il proprio orario di apertura al pubblico.

Avviene, ad esempio, nella zona nord della città, nella farmacia già Spedali Civili: «Stiamo ricevendo davvero tantissimi richieste da parte di clienti e di nuovi utenti - racconta Elena Pelizzari -: c’è, da parte loro, grande preoccupazione e apprensione per le prenotazioni, perché temono di restare tagliati fuori dalle agende degli appuntamenti e, quindi, di non potersi recare al lavoro». Di qui, l’idea di allargare la fascia oraria: «Abbiamo deciso di eseguire i test fino alle 22» conferma.

In tutto, al momento, le farmacie bresciane che hanno aderito al protocollo d’intesa regionale sono 201, anche se è un numero che la presidente di Federfarma, Clara Mottinelli, assicura essere progressivamente in crescita. Nella platea territoriale, però, c’è anche chi ha scelto di dire «no». È questo il caso, ad esempio, della farmacia Schiavo: «Qui abbiamo scelto di non eseguire i tamponi per motivi logistici: la maggior richiesta è chiaro che porterà a un lavoro enorme».

A destare disappunto, però, è un’altra questione: «Siamo molto arrabbiati per lo slittamento del servizio di vaccinazione - rimarcano dalla Schiavo -. Nelle Regioni pilota questa opportunità è partita il 14 aprile, mentre qui in Lombardia, dove si concentrano i comuni in assoluto più colpiti dal Coronavirus, siamo ancora del tutto fermi. Si doveva iniziare a somministrare la terza dose dal 18 ottobre, invece di nuovo tutto slitterà probabilmente fino ai primi giorni di novembre, ma anche questa data non è certa. Ci ritroviamo di fronte alle domande dei cittadini, ai quali purtroppo dobbiamo rispondere con un "non lo so" fastidioso. Questo - è la convinzione - produce un duplice danno: siamo infatti convinti che molti irriducibili, se parlassero col farmacista di fiducia, si convincerebbero a fare il vaccino, perché il "no" di tanti spesso dipende solo dalla paura».

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