Fronte insurrezionale, dopo le lettere inchiesta verso la svolta

Le indagini sono in corso e la Procura ha inserito nel fascicolo centinaia di denunce da ogni parte della provincia
Le lettere del Fronte Insurrezionale Bresciano risultano scritte con macchina da scrivere
Le lettere del Fronte Insurrezionale Bresciano risultano scritte con macchina da scrivere
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L'onda si è generata soprattutto all'inizio della pandemia. E non si è più fermata. Un'onda fatta di lettere di insulti e minacce, più o meno velate firmate dal fantomatico Fronte Insurrezionale Bresciano. Missive sono arrivate in provincia di Brescia in sedi di aziende pubbliche e private, di partiti politici, a esponenti del mondo politico e imprenditoriale, ma anche comuni cittadini e giornalisti. Ma chi c'è dietro al Fib, ma soprattutto, cosa vuole di preciso?

Le indagini sono in corso e la Procura ha inserito nel fascicolo le centinaia di denunce arrivate da ogni parte della provincia. Il Fib non è mai andato oltre alle parole, agli slogan. È tutto rimasto sempre su carta, o su lenzuolo, come in occasione della visita bresciana di Giuseppe Conte, che si presentò in Broletto in piena notte il 28 aprile 2020. In quell'occasione, gli agenti della Digos sequestrarono uno striscione esposto su un cavalcavia a San Polo con la scritta «Conte viene di notte, sennò sono botte». Firmato, Fib.

Lo striscione esposto in occasione della visita di Giuseppe Conte a Brescia
Lo striscione esposto in occasione della visita di Giuseppe Conte a Brescia

I precedenti

Le lettere inviate, da quanto sembra, sono molte di più di quelle note e i destinatari delle missive sono tra i più disparati. Tra i politici si va dall'estrema sinistra alla Lega, passando per gli amministratori locali di vari comuni bresciani, inclusi a volte, i relativi comandanti della Polizia Locale.

Come è successo a Matteo Ferrari, vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici del Comune di Azzano Mella; così come al presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti, al sindaco di Caino Cesare Sambrici in occasione del 25 Aprile, ai Padri Comboniani accusati con il festival Afrobrix di ospitare «miseri interpreti di un losco programma internazionale che mira ad inoculare nelle nostre menti il falso assioma dell’uguaglianza di tutte le razze»; o all'imprenditore valsabbino Pierluigi Rosini, colpevole di aver scritto un messaggio per l'inizio del Ramadan ai molti partner commerciali di fede islamica.

Gli argomenti riguardano sempre e solo il territorio bresciano. Dai temi ambientali a quelli economici. Non è risparmiato l'argomento Covid in chiave No vax e No mask. Per chi indaga «è evidente l'estrazione populista e sovranista». Ci sono state anche minacce a sfondo razzista, come accaduto al parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Giorgio Sorial, che viene definito un «negro barbuto» e un «maledetto magrebino bresciano d'azione». Gli inquirenti lavorano anche all'identificazione dei mittenti di una busta sospetta nella sede cittadina della Lega, lo scorso giugno, che conteneva polvere bianca.

Fib: chi sono e che intenzioni hanno

Fonti investigative ritengono che dietro il Fib ci sia l'azione di uno o più mitomani o poco più. A luglio scorso alla redazione del Giornale di Brescia è arrivata una lettera, che esordisce esaltando «le gesta eroiche dei nostri Tito Speri e Pietro Boifava». Il Fronte insurrezionale Bresciano scrive: «Vogliamo combattere ed abbattere la morsa della repressione impostaci dallo Stato italiano e dalle potenze straniere sue complici». Dopo alcune considerazioni riguardanti «questa pseudodemocrazia volutamente sospesa a tempo indeterminato, delle vostre fandonie dose attraverso la stampa collusa col regime illiberale, della schedatura delle persone come ai tempi di Hitler e Mussolini» e dopo un riferimento «ad azioni pirotecniche dimostrative degli ultimi mesi, compiute dal 9 aprile al 2 luglio», che non avrebbero sortito il risultato auspicato «di allentare la maglia dell'oppressione», nel documento è fatto un chiaro richiamo ad «un cambio di strategia di lotta» che sarà «più violenta e mirata contro organi istituzionali che da ormai troppo tempo ci hanno reso schiavi tramite non più accettabili pretesti».

Poi trova spazio un lungo elenco di esponenti politici ed istituzionali, definiti «traditori della Patria». Il messaggio prosegue con un'inquietante minaccia indirizzata alle persone indicate nell'elenco: «Se non vi pentirete del vostro doppiogioco, sarete destinati alla stessa misera sorte toccata a Johan Nugent». Ovvero il generale austriaco morto durante le Dieci Giornate di Brescia il 17 aprile 1849, combattendo. ll testo prosegue, dichiarando che «questo è solo primo di una serie di elenchi che abbiamo deciso di redarre e divulgare per denunciare i collaborazionisti che si nascondono Ira noi arricchendosi alle nostre spalle». Viene anche citato il rivoluzionario francese Bertrand Barère de Vieuzac: «Bisogna che i nemici periscano… solo i morti non tornano indietro», prima di concludere con «il manipolo di compatrioti che si occuperà materialmente della guerriglia è stato da noi orgogliosamente denominato Commando Giancarlo Orini. In onore ad uno degli ultimi fulgidi esempi di fieri e combattivi bresciani». 

Questi gli elementi fin qui raccolti, ma le indagini sono ancora in corso e stanno esplorando diverse ipotesi. Numerosi accertamenti sono stati espletati dagli specialisti della forze di Polizia, sia nelle banche dati che con verifiche sul campo. Dettagli che stanno confluendo nel fascicolo e per cui non sono escluse ulteriori svolte nelle prossime ore.

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