Femminicidi, il pm: «Il problema è di tutti. Bisogna denunciare»

Il pm Bernardi spiega perché farlo: «Protezione immediata, risolutiva e alla portata di tutti»
Fiori sul luogo del femminicidio di Castegnato
Fiori sul luogo del femminicidio di Castegnato
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«Io denuncio», prima persona singolare, tempo presente, modo indicativo, voce del verbo «salvare vite umane». Un imperativo del futuro prossimo al quale nessuno si dovrebbe sottrarre. La sfida alla violenza di genere passa necessariamente da qui. Passa dalla presa di coscienza che il problema non è «suo» finché non tocca il «mio»; ma che è già «mio» ancora prima di toccare il «suo».

Alessio Bernardi, pubblico ministero  © www.giornaledibrescia.it
Alessio Bernardi, pubblico ministero © www.giornaledibrescia.it
A sostenerlo è il sostituto procuratore Alessio Bernardi, magistrato del dipartimento «soggetti deboli» e referente della Procura di Brescia nella rete antiviolenza provinciale. «Abbiamo tutti gli strumenti per contrastare i reati di genere e riusciamo a farlo in tempi davvero stretti. Il Codice Rosso - ci ha detto - ci consente di intervenire tempestivamente. Di sentire la vittime, valutare il caso e ottenere dal giudice provvedimenti restrittivi in pochissime ore. La riforma Cartabia inoltre ha introdotto un’importante novità: dal 19 ottobre è previsto l’arresto immediato di chi si sottrae a obblighi e divieti, come quello di avvicinamento. Le tutele non mancano. A mancarci è la sfera di cristallo. Non abbiamo gli occhi nelle case delle persone. Sono loro a doverci dire cosa vivono. Tocca ai loro parenti, ai loro vicini, ai loro amici farlo. Non bisogna avere paura di metterci becco: non si tratta di farsi gli affari degli altri, ma a volte di salvare vite umane».

Spettatori decisivi

 La collaborazione dello spettatore terzo è decisiva. «Anche perché spesso la vittima è restia a denunciare - ci spiega Bernardi - e quando lo fa, sovente ritratta prima di arrivare a sentenza. Fortunatamente i maltrattamenti in famiglia sono procedibili d’ufficio e che quindi basta una semplice segnalazione per consentire alla macchina di mettersi in moto tempestivamente. Non solo. Carabinieri e Polizia hanno a disposizione "Scudo" ed "Eva", protocolli per schedare ogni episodio e creare così un’anagrafica, in modo da avere a portata di click la storia del nucleo famigliare e riuscire a valutare l’allarme in tempo reale».

Urla tra vicini, magari ripetute nel tempo. Confidenze di amiche sussurrate a mezza bocca. Tutto può essere un segnale da cogliere. «Penso all’ultimo femminicidio - prosegue il magistrato -:all’omicidio di Elena Casanova. Non c’era segnalazione, una denuncia: per noi è stato un fulmine a ciel sereno. Eppure qualcuno sapeva di gomme tagliate, di scritte sui muri contro la vittima. Erano circostanze da segnalare».

Stereotipi

Potendo scegliere, il pm vorrebbe sempre avere a che fare con la vittima. «Purtroppo invece incontriamo spesso la resistenza delle persone offese che, oltre alla paura, si scontrano con stereotipi duri da abbattere. Chi teme ci vorranno anni prima di arrivare ad una soluzione - dice Bernardi - forse non sa che a Brescia dalla denuncia alla condanna adesso come adesso trascorrono solo sei mesi. Chi non denuncia perché non sa dove andare, non conosce i centri antiviolenza bresciani, strutture pronte ad accogliere immediatamente le vittime e a dare loro, oltre ad una soluzione abitativa, anche assistenza sanitaria e psicologia qualificata. Chi non denuncia perché teme di non poterselo economicamente permettere, probabilmente ignora che l’assistenza legale per le vittime di violenza di genere è a carico dello Stato».

I dati

A dire che il problema sia anche culturale e che la soluzione sia nella prevenzione è la statistica. «Nonostante il Codice Rosso abbia dato risultati notevoli - dice Bernardi - i numeri restano preoccupanti. Secondo i dati raccolti dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale di Polizia nel 2017 gli omicidi in tutta Italia, furono 375 in tutto. Di questi, 143 maturarono in ambito famigliare. Tre anni dopo, nel 2020, gli omicidi nel complesso sono scesi a 271, mentre quelli in famiglia sono rimasti allo stesso livello: 142 in tutto». Nemmeno pandemia e lockdown hanno modificato il corso degli eventi. «Dal primo gennaio al 30 settembre del 2021 i fascicoli per Codice Rosso sono stati 948. In tutto il 2020 ne abbiamo contabilizzati 1117. Considerato che mancano due mesi alla fine dell’anno siamo sostanzialmente in linea. A Brescia, rispetto a diverse altre parti d’Italia si denuncia molto, c’è meno paura. Ma ancora non basta».

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