Fatture false: trovati nascosti sotto terra oltre 4 milioni di euro
Per arrivare al tesoro non è servita una mappa. Sono bastate alcune intercettazioni telefoniche e ambientali e un paio di soffiate risultate corrette. Oltre ai cash dog - i cani della Finanza addestrati per scoprire denaro nascosto - e alle ruspe che scavando hanno recuperato più di quattro milioni di euro. Tanto quanto era stato sotterrato, in sacchi e fusti, nei terreni della Franciacorta non troppo distanti dall'«ufficio occulto» di Gussago, ritenuto dagli inquirenti la base del gruppo - sono 77 gli indagati, soprattutto nel settore dei materiale ferrosi - sgominato una settimana fa con l’accusa di aver creato fatture false per oltre 500 milioni di euro, evadendo 90 milioni di euro di tasse.
Il bottino
Le ruspe sono entrate in azione da venerdì e nel fine settimana i finanzieri sotto il coordinamento del sostituto procuratore Claudia Passalacqua, hanno portato alla luce un bottino milionario che potrebbe però essere solo una parte della montagna di denaro che i coinvolti hanno nel tempo riportato in Italia dall’estero attraverso spalloni che svuotavano i conti correnti aperti tra Bulgaria, Romania, Croazia e Cina. Solo in una legnaia sarebbero stati recuperati dagli uomini in divisa quasi 200mila euro in contanti. Il resto era stato occultato sotto metri di terra, in zone isolate di campagna, dove anche la rete telefonica non dà grandi garanzie.

Un’area quindi tecnicamente ideale dove i vertici del gruppo - questa l’accusa - gestivano i fondi neri. Sugli ultimi sviluppi gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, da una parte perchè le indagini e le ricerche sono ancora in corso, e dall’altra per evitare che la zona della provincia di Brescia smossa nelle ultime ore dalle ruspe possa diventare terreno di una caccia al tesoro collettiva. Di certo c’è che i milioni di euro potrebbero aumentare rispetto ai quattro già scoperti.
Le indagini
Basti pensare che l’inchiesta della Procura nasce dopo l’accertamento di movimenti bancari per oltre 34milioni di euro in nove mesi, su un conto corrente postale intestato ad una società bresciana, aperta il 30 luglio 2018 e dichiarata cessata il 27 febbraio successivo. «Una cartiera che nello stesso giorno dei pagamenti delle fatture per operazioni inesistenti, riceve bonifici per 28 milioni di euro su conti correnti accesi presso istituti di credito di Hong Kong» ricostruisce il gip Matteo Grimaldi nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone arrestate.
Tra cui spiccano Giuliano Rossini e Silvia Fornari, coniugi di Gussago, che con il figlio Emanuele e la sorella di lei Marta - questi ultimi ai domiciliari - sono ritenuti i vertici del sodalizio. Silvia Fornari, irreperibile negli ultimi giorni, si è costuita nella serata di ieri a Verziano. Manca ancora all’appello il marito, «il - scrive il gip - vero dominus dell’associazione» .
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