Dal Bresciano 500mila euro per le vaccinazioni anti Covid in Africa

È il risultato della raccolta fondi di Confindustria che ha coinvolto Medicus mundi Italia
L’incontro per ricordare Inzoli a cinque anni dalla scomparsa - Foto © www.giornaledibrescia.it
L’incontro per ricordare Inzoli a cinque anni dalla scomparsa - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Si può fare». Sarebbe di certo stata questa la risposta che Mariarosa Inzoli, tra le fondatrici di Medicus mundi Italia, una delle organizzazioni non governative presenti a Brescia, avrebbe dato a Roberto Zini, vicepresidente Confindustria Brescia alla presentazione del progetto «Un vaccino per tutti». Proposta per favorire le vaccinazioni anti Covid-19 nei Paesi economicamente più fragili del mondo ed evitare che l’insorgenza di nuove varianti possa depotenziare i benefici della vaccinazione anche negli Stati che oggi sono riusciti a contenere la pandemia.

Primo bilancio

Ed avrebbe avuto ragione: a dieci mesi dall’inizio della campagna di raccolta fondi attraverso un meccanismo concordato solidale tra aziende e lavoratori sono stati raccolti 500 mila euro. Serviranno ad acquistare i farmaci e a sostenere la campagna vaccinale che sarà condotta da Medicus Mundi Italia. È stato lo stesso Zini a fare il punto sulla raccolta fondi nell’ambito di una serata di emozioni, di ricordi e di progetti per il futuro promossa proprio da Medicus mundi in ricordo della dottoressa Inzoli a cinque anni dalla sua scomparsa. In molti hanno parlato di lei.

Chi ha avuto il privilegio di conoscerla ne ha tratteggiato le straordinarie doti di persona al servizio degli altri. Con Medicus mundi, di cui lei è stata una delle fondatrici, ha percorso centinaia di migliaia di chilometri per raggiungere, nell’arco di una lunga vita, le comunità più vulnerabili dell’Africa e dell’America Latina. Le stesse che oggi, a fronte di una pandemia che non ha risparmiato nessuno, non sono ancora state raggiunte da una campagna vaccinale in grado di metterle al sicuro dalla malattia grave. E, egoisticamente, a mettere al sicuro tutti noi dalle varianti del SarsCov2 che si sviluppano proprio dove il virus circola di più. Come in Africa e in Sudamerica.

Si può fare

«Si può fare», avrebbe risposto la dottoressa Inzoli alla proposta di Confindustria Brescia. Perché era nelle sue corde non frapporre mai ai problemi l’incertezza di chi crede di non saperli, o di non volerli, risolvere. Sono stati ricordati, l’altra sera nella sala del Camino di palazzo Martinengo delle Palle, gli interessi principali di una vita ricca di interessi. Il suo essere a disposizione degli altri nei Paesi in cui maggiori erano i bisogni sociali e sanitari; a fianco delle donne e del loro cammino di riscatto sociale ed economico; accanto ai malati, dentro e fuori da quell’Ospedale Sant’Orsola in cui, prima donna, ha vestito il camice da primario apportando innovazioni ancora oggi apprezzate nell’approccio di cura alle persone anziane; in politica, da consigliera comunale per dieci anni con i sindaci Trebeschi e Padula.

Erano in molti, l’altra sera, a ricordare quanto i suoi insegnamenti abbiano lasciato tracce profonde in chi le è camminato a fianco e in chi, non avendola conosciuta, ora prosegue sulla scia di quello che lei aveva intuito.

La bellezza

E quanto il suo amore per il bello abbia inciso nelle coscienze, tant’è che a Giulio Richini e Stefano Rivetta, due musicisti del Bazzini Consort che si sono esibiti suonando violoncello e clarinetto, sono state riservate lunghe e meritate ovazioni dalla platea che ha affollato l’antica e nobile sala. Scriveva, Mariarosa: «Si partiva con il desiderio di donare e si ritornava con la consapevolezza di aver ricevuto lezioni di dignità, di umanità e di bontà. I più poveri avevano definitivamente inquietato i nostri cuori insegnandoci, nei pochi giorni di convivenza, come la società dell’opulenza potesse essere sconfitta dagli "ultimi" della Terra».

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