Che ne sarà dell’ex ospedale Sant’Orsola, chiuso da 10 anni

Il progetto di recupero in Giunta, con il vincolo per i frati di reinvestire all’Istituto di ricerca ai Pilastroni
L'ingresso dell'ex ospedale in via Vittorio Emanuele II a Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso dell'ex ospedale in via Vittorio Emanuele II a Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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L’ultimo a chiudere i battenti è il primo ad avere una prospettiva di futuro. Parliamo dell’ex ospedale Sant’Orsola dei Fatebenefratelli che ha cessato la sua attività ospedaliera dieci anni fa, nell’estate 2012. Ben dieci anni dopo la Clinica Moro di via Crispi, chiusa dal 2002 e quasi quindici dall’ex ospedale dei Bambini «Umberto I», chiuso dal 1998. La formalizzazione del via libera al progetto di ristrutturazione del grande edificio che insiste su via Vittorio Emanuele II, contrada del Cavalletto e via Moretto è atteso per la prossima settimana in Giunta, cui seguirà la discussione in Consiglio comunale.

La condizione

Il via libera dell’Amministrazione comunale è condizionato (la garanzia è stata stesa nero su bianco dall’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli, ad oggi ancora proprietari dell’ex ospedale) all’impegno da parte dei frati di reinvestire in via Pilastroni, sede dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, il capitale ricavato dalla vendita del Sant’Orsola. Investimento più volte rinviato ed ora più che mai necessario per realizzare una nuova palazzina dedicata ai laboratori di ricerca. Una storia lastricata di difficoltà quella del palazzo ottocentesco, cui negli anni sono stati aggiunti «pezzi» di cemento (l’ultimo piano, ad esempio) e che da quando è stato svuotato delle sue funzioni di cura e assistenza ha faticato a trovare una nuova identità.

L'ospedale Sant'Orsola, chiuso da 10 anni, in una foto del 2005 - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'ospedale Sant'Orsola, chiuso da 10 anni, in una foto del 2005 - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

All’inizio del 2021 la Soprintendenza alle Belle Arti aveva rispedito al mittente, ovvero al Comune, alcune osservazioni al primo progetto. Rimandato, non bocciato. Insomma, da rivedere, nel rispetto del vincolo esistente da mezzo secolo su metà dell’isolato di proprietà dei Fatebenefratelli per rispettare il vicino convento della Visitazione delle Ancelle della Carità. Da fonti del settore Urbanistica del Comune: «Il progetto è stato rivisto e serve una variante al Piano di governo del territorio perché è previsto un surplus di superficie lorda di pavimento, concessa a patto, appunto, che i Fatebenefratelli intervengano direttamente ai Pilastroni».

Il recupero

Uno scorcio dell'edificio, ormai in stato d'abbandono - © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio dell'edificio, ormai in stato d'abbandono - © www.giornaledibrescia.it

Il piano di recupero è stato presentato dall’Ordine ospedaliero, anche se in strettissimo rapporto con gli acquirenti, ovvero la società francese Domitys. Sono tre gli obiettivi della ristrutturazione: dedicare tremila metri quadrati ad una «senior house», una trentina di appartamenti per anziani ancora attivi ai quali viene data l’opportunità di vivere autonomamente ma con servizi alberghieri, portineria, bar, palestra e personale qualificato di riferimento. Domitys gestisce 140 strutture tra Francia e Belgio. Ad oggi solo una in Italia, a Bergamo.

Una parte dei settemila metri quadrati totali di superficie sarà invece destinata ad alloggi residenziali e una ad uffici. I parcheggi saranno ricavati in due piani sotterranei.

I costi

Sui costi le bocche rimangono semicucite, anche se la cifra di vendita è molto lontana dai venti milioni ipotizzati anche solo cinque anni fa, quando altri acquirenti avevano bussato alle porte dell’Ordine ospedaliero. Più che dimezzata. «Riusciremo a recuperare forse quello che in dieci anni abbiamo pagato di Imu» lo sfogo di un frate. Frati che, comunque, anche dopo la cessione del palazzo dell’ospedale, non abbandoneranno completamente l’isolato distante pochi minuti dal cuore della città.

Rimarrà di proprietà dei Fatebenefratelli la chiesa di Sant’Orsola cui ora si accede solo da via Moretto, ma collegata con l’ospedale quando esso era ancora in funzione. Costruita all’inizio del Seicento dalle Orsoline con l’obiettivo di espandere la propria comunità religiosa cittadina, dopo la soppressione napoleonica del 1797 fu recuperata dai frati del Fatebenefratelli che insediarono l’Ospedale Sant’Orsola. All’interno della chiesa si trova una cappella, restaurata dopo il 1861, dedicata a san Giovanni di Dio, vissuto nel ’500 e fondatore dei Fatebenefratelli. L’Ordine rimarrà proprietario anche della palazzina accanto alla chiesa, attuale sede del noviziato europeo dei Fatebenefratelli.

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