Cumulo di macerie abbandonate: nuovo sequestro alla Caffaro

Oltre venti metri cubi di macerie accatastate e lasciate incustodite in balia delle intemperie, senza alcun tipo di precauzione. Rifiuti che, se come probabile risulteranno essere impregnati di Pcb, rischiano di aver trasportato e fatto «viaggiare» gli inquinanti, disperdendoli nell’ambiente. Per mesi.
A notare e tenere d’occhio - di mese in mese - gli scarti edili sono stati i professionisti dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) di Brescia, guidati dal direttore Fabio Cambielli, che - scavalcati i tempi previsti dalla legge per la messa in sicurezza e per il conferimento degli scarti in discarica - hanno proceduto con la segnalazione amministrativa. Così - sulla scia di un monitoraggio costante - al già lungo elenco di procedimenti legati al Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro, si aggiunge un nuovo sequestro.
Sicurezza
A predisporre i sigilli, apposti ieri mattina dall’Arpa stessa in uno dei reparti interni al sito industriale di via Nullo, è stato il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Bassolino. Contestualmente sono stati eseguiti anche i campionamenti dei rifiuti per capire se, e in quali concentrazioni, quelle macerie sono avvelenate da quei policlorobifenili che hanno infestato Brescia. Il provvedimento vede protagonista la Csa di Rovigo: l’azienda veneta specializzata nel recupero di strutture d’acciaio ha ottenuto l’incarico - con tanto di Scia - da parte della vecchia Caffaro Chimica (ex Snia) per smantellare i propri reparti. In seguito alle demolizioni, però, gli scarti edili non sono stati stoccati e smaltiti.
Da qui la contazione di abbandono di rifiuti e l’avvio dell’ulteriore procedimento penale a carico della Csa che, per poter procedere con i lavori, dovrà ora depositare istanza di dissequestro, che sarà però concessa solo dopo una caratterizzazione puntuale dei rifiuti per lo smaltimento immediato.Il precedente simile
L’ennesimo sequestro, si diceva. Sì, perché un «caso fotocopia» si era già verificato sul principio dell’agosto scorso (il 5 agosto 2021 per l’esattezza): anche in quella circostanza, sempre sulla scorta dei sopralluoghi coordinati dal dipartimento dell’Arpa di Brescia, la Procura ha sequestrato 350 metri cubi di macerie edili ad altissima concentrazione di Pcb nel piazzale in cui un tempo era situato il reparto di produzione del Cloratonil: tutte macerie frutto dello smantellamento del capannone avvenuto nel 2019 per opera della Csa di Rovigo.
La barriera anti-veleni
Nel frattempo, all’interno della cittadella industriale, proseguono monitoraggio e analisi chimiche. Ma sono anche in corso i lavori preliminari per l’opera più importante: la sistemazione e l’implementazione della cosiddetta barriera idraulica, un intervento che Caffaro Brescia finanzierà di tasca propria con tre milioni di euro.I due nuovi pozzi «cattura-inquinanti» sorgeranno lungo il lato del perimetro sud del sito, a distanza di un centinaio di metri l’uno dall’altro e ad altrettanta distanza dai due già esistenti. Un’operazione necessaria e urgente, perché - come emerso dalle analisi condotte dall’Arpa nel 2021 - i contaminanti sono stati riscontrati anche in prossimità del Campo Calvesi (nella parte sud, appunto), dove si è registrata un’altissima concentrazione di clorati, evidente segnale del fatto che l’attuale barriera non stia filtrando i veleni come invece dovrebbe.
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