Covid, Sileo: «È anacronistico chiedere ancora il Green pass a chi va nelle Rsa»

«Paradossale». Così Claudio Sileo, direttore generale di Ats Brescia (Agenzia di tutela della salute) definisce la situazione «anacronistica» che, da un lato, consente il reintegro nei posti di lavoro di medici e personale sanitario non vaccinati e, dall’altro, prevede il controllo del Green Pass a tutti i visitatori degli ospedali, delle case di riposo e delle strutture residenziali sociosanitarie.
«Ormai pretendere il Green pass è anacronistico» aggiunge. La ragione è semplice: la campagna vaccinale per la somministrazione della terza dose di richiamo è iniziata lo scorso 5 gennaio, dunque dieci mesi fa. Dose di rinforzo della copertura immunitaria contro la malattia grave a fronte del calo di efficacia della protezione a 4-5 mesi dalle prime due dosi (ciclo primario). «Le regole Covid per le Rsa e per gli ospedali vengono diramate dalla Regione in un quadro di indirizzo nazionale che, ad oggi, non e cambiato. Una materia in cui le Regioni, tuttavia, potrebbero decidere anche in proprio. Siamo in attesa.
Nel frattempo, in vigore rimangono le vecchie disposizioni: i visitatori devono avere il Green pass che certifichi l’avvenuta somministrazione della terza dose, oppure due dosi più tampone molecolare negativo - continua Sileo -. Se negli ultimi mesi si poteva parlare di regole restrittive che prevedono l’obbligo del Green Pass e la restrizione degli orari di visita, soprattutto agli anziani nelle Rsa, adesso, alla luce del reintegro di medici e personale sanitario no vax, la situazione è di certo paradossale».
No vax e rischio
Il reintegro di chi non è vaccinato dal primo novembre grazie ad un decreto ministeriale che anticipa di due mesi la fine dell’obbligo vaccinale «non è un problema sanitario, ma etico e deontologico per chi ha scelto di occuparsi della cura e dell’assistenza dei malati». «Non è sanitario perché non vigeva l’obbligo della quarta dose e, dunque, un medico o un infermiere che oggi tornano al lavoro sono contagiosi esattamente come i loro colleghi ai quali è stata somministrata la terza dose dieci mesi fa - spiega Sileo -. Al di là degli obblighi di legge, tuttavia, le vaccinazioni per chi lavora nella sanità sono innanzitutto un obbligo etico, morale e deontologico. Un obbligo che per un medico è legge».
Etica e deontologia
Oltre la pandemia, molti medici ispirati dall’Ordine professionale continuano a vaccinarsi, «obbedendo a una norma superiore che è l’etica professionale: un medico che si vaccina mette in pratica il valore sociale delle vaccinazioni, proteggendo i più fragili, oltre a sè stesso». Non a caso, le somministrazioni continuano. A medici e non. «La percentuale di quarte dosi è molto alta tra gli over 50-60, meno tra i più giovani ed è per questo che la media è bassa - aggiunge Sileo -. Dire che non decolla, tuttavia, non è esatto anche perché ogni giorno nel Bresciano ci sono più di mille prenotazioni che si mantengono costanti nel tempo.
Molti non possono vaccinarsi perché non sono trascorsi quattro mesi dalla terza dose o da quando sono guariti dall’infezione da SarsCov2. Non sta andando male nemmeno la campagna antinfluenzale, con prenotazioni superiori alla media delle passate stagioni. Ricordo che quest’anno, oltre ai medici di medicina generale aderenti e ai Centri vaccinali delle Aziende sociosanitarie territoriali (gli stessi dove vengono somministrati i vaccini anti Covid-19), le vaccinazioni possono essere prenotate anche in settanta farmacie. Chi le richiede in farmacia - con la possibilità di effettuare la co-somministrazione di Covid e antinfluenzale - non deve però essere alla sua «prima» antinfluenzale, ma averla già fatta in passato».
Bertolaso assessore
In questo quadro in evoluzione, da Claudio Sileo anche alcune riflessioni sul cambio a palazzo Lombardia, con Guido Bertolaso nominato assessore al Welfare in sostituzione della dimissionaria Letizia Moratti.
«Abbiamo lavorato con Bertolaso per molti mesi, quando era consulente della Regione per la campagna vaccinale di massa - afferma -. Per questo tutti noi "addetti ai lavori" lo conosciamo bene, come lui conosce altrettanto bene quello a cui si sta lavorando. Come le liste d’attesa, ma anche la sanità territoriale, con le Case di comunità in fase di realizzazione. Ci sono provvedimenti e delibere che si devono rispettare e credo proprio che saranno rispettati».
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