Covid sempre più malattia pediatrica: al Civile letti pieni

Anche neonati tra i dieci bimbi ricoverati, nessuno in terapia intensiva. Alcuni necessitano di ossigeno
Tra i pazienti, anche bambini di pochi mesi - © www.giornaledibrescia.it
Tra i pazienti, anche bambini di pochi mesi - © www.giornaledibrescia.it
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Il virus non risparmia nemmeno i neonati. Tant’è che nell’ultima settimana dell’anno appena concluso nel reparto pediatrico Covid del Civile i ricoveri sono aumentati del 40%. Oggi ce ne sono dieci, la metà al di sotto dei tre anni. Alcuni ancora lattanti.

«E con dieci ricoverati - spiega Raffaele Badolato, direttore della Clinica pediatrica dell’Ospedale dei Bambini al Civile - abbiamo occupato tutti i letti dedicati in area medica. Questo significa che, essendo il Civile ospedale di riferimento della provincia anche per i casi Covid pediatrici, negli ultimi giorni non abbiamo potuto ricoverare i piccoli segnalati da altri presidi. Per alcuni si è trovato posto a Mantova, per altri in Veneto.

Anche nell’area milanese l’occupazione dei posti letto è molto alta. Numeri piccoli, certo, ma con un disagio che rimane grande. Per questo oggi è in programma una riunione per riorganizzare il reparto Covid ed, eventualmente, aumentare i posti letto dedicati».

Nel Bresciano, oltre al Civile, ci sono due neonati con Covid nel reparto pediatrico della Poliambulanza. «Sono bimbi che giungono al pronto soccorso e se i medici ritengono che sia necessario il ricovero, li ricoveriamo» afferma Alessandro Triboldi, direttore generale di Fondazione Poliambulanza, il quale - al di là dell’aspetto pediatrico - condivide una certa preoccupazione per quello che potrà accadere nei prossimi giorni. «Il numero dei ricoveri è certamente destinato a salire e, in compenso, molti medici ed infermieri sono positivi e non possono lavorare».

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I piccoli con Covid ricoverati al Civile sono solo una piccola parte dei positivi che giungono in Pronto soccorso - una decina al giorno - e che possono essere curati a domicilio. Molti con l’ossigeno. «Tra i ricoverati - continua Badolato - ne abbiamo anche alcuni con polmoniti che richiedono ossigeno, anche se nessuno è stato trasferito in Terapia intensiva. La maggior parte dei casi, dunque, non è grave, ma il numero dei piccoli contagiati è in costante aumento. Lo è tra chi ha meno di cinque anni e che non può essere vaccinato, ma anche tra i più grandicelli che ancora non lo sono.

I genitori hanno molta paura e si giustificano dicendo che hanno preferito aspettare e che si stavano organizzando per prenotare la vaccinazione». La quasi totalità dei genitori dei piccoli ricoverati in area Covid (a piano terra nei pressi del Pronto soccorso pediatrico) è positiva al SarsCov2. Per tutto il periodo della degenza, mediamente non superiore alla settimana, con il bimbo rimane un genitore, quasi sempre la mamma. Se per lei il tampone dovesse essere negativo, i sanitari raccomandano di indossare sempre la mascherina FFp2.

«Le dimissioni avvengono quando le condizioni cliniche sono buone, ma questo non significa che il bimbo si è negativizzato, altrimenti dovremmo tenerlo ricoverato per settimane - continua il direttore della Pediatria -. Questo significa che a casa deve rimanere in isolamento, generalmente con la mamma».

Come si supera questa impennata di contagi tra i bambini? Badolato non ha dubbi: «Vaccinando per proteggere anche i più piccoli e per garantire la scuola in presenza perché quando è chiusa aumentano l’ansia, lo stress, i problemi psicologici e le malattie psichiatriche. I genitori, fino a quando non arrivano in ospedale comprensibilmente preoccupati, ritengono che per i bimbi il rischio Covid sia basso.

Non è così: su mille, sei hanno bisogno di essere ricoverati perché la loro situazione clinica è seria. Non capisco l’isteria collettiva di non voler vaccinare i bambini contro il Covid, quando le vaccinazioni in età pediatrica costituiscono un dato consolidato per prevenire molte malattie. Sia chiaro: il Covid non è come l’influenza: è più grave, anche nei bambini e, a distanza di settimane, alcuni possono sviluppare la sindrome infiammatoria sistemica che può richiedere anche la terapia intensiva».

Dagli ultimi dati ufficiali comunicati da Regione Lombardia, nella fascia di età 5-11 anni (ricordiamo che la campagna vaccinale pediatrica è iniziata lo scorso 16 dicembre) nel Bresciano ha ricevuto la prima dose il 13% della platea dei vaccinabili, pari a 11.050 bambini su 85mila. Anche se le adesioni sono pari al 25%, con sedute vaccinali programmate nei prossimi giorni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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