Covid, l'allarme dalla Cina: «Serve attenzione, non è tutto finito»

Concordi gli esperti a Brescia: «In Cina vaccino meno efficace e diffuso». Mantenere le buone pratiche e vaccinarsi resta fondamentale
COVID, ALLARME DALLA CINA
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Gli esperti sono concordi. Alla luce di quanto sta avvenendo in Cina, la situazione sul fronte Covid-19 va assolutamente guardata con attenzione, ma almeno nel nostro Paese la situazione non si presta al momento ad alcun allarme. Il perché lo spiega ad esempio l'infettivologo Roberto Stellini di Poliambulanza: «In Cina si stanno verificando numerose nuove infezioni anche per ragioni specifiche: il loro vaccino è molto meno efficace del nostro e per giunta hanno raggiunto un numero molto basso di popolazione vaccinata. Il risultato è che ci si trova di fronte ad una popolazione vergine, come lo eravamo noi in occasione della prima ondata.

Sequenziamento

È presto per per capire come la situazione potrà evolvere. Molto dipende dalle eventuali mutazioni del virus, per individuare le quali è indispensabile il sequenziamento del virus man mano individuato nei pazienti. «Se gira, il virus, in una popolazione costituita da miliardi di persone, ciò può comportare anche delle significative variazioni. Per questo si cerca di capire se si determina un virus diverso, in qualche modo più, meno o ugualmente pericoloso» prosegue Stellini.

Buone pratiche

Per tutelarsi, in attesa che i chiarimenti giungano dagli esperti, restano valide le stesse buone pratiche utilizzate nei mesi più duri della pandemia. Evitare gli affollamenti, usare la mascherina, lavare le mani con soluzioni alcoliche. Non abbassare la guardia, insomma: «È passato il messaggio che tutto sia finito - sottolinea il rettore dell'Università degli Studi di Brescia, l'infettivologo Francesco Castelli -. Io credo che non sia ancora così. Il virus circolerà con noi, impareremo a conviverci per difenderci. L'unica cosa ed essere fare quello che la scienza ci dice di fare, cioè vaccinarci».

Ospedali pronti

In ogni caso, la durissima lezione dei mesi più duri della pandemia, non ci farebbe trovare impreparati anche qualora la situazione fosse più delicata. Gli ospedali, ad esempio, sono pronti ad accogliere pazienti. A partire dal Civile di Brescia, dove resta di pochi giorni fa la notizia della chiusura del reparto attivato proprio durante la pandemia per i casi più critici, Scala 4.0: «Anche se a gennaio ne chiuderemo alcuni piani - aveva sottolineato in occasione dell'annuncio il direttore generale degli Spedali Civili, Massimo Lombardo - si tratta di una struttura perfettamente attrezzata e pronta a ripartire nel caso ve ne fosse bisogno».

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