Covid, a Brescia record di vaccinazioni: 17.530 in un giorno

Una nuova accelerazione per arrivare quanto prima a quell’immunità di gregge (o «di comunità» che dir si voglia) che è l’obiettivo della campagna vaccinale, raggiungibile, secondo le previsioni dell’assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti, nella prima metà di luglio. Manca poco meno di un mese alla data immaginata dal Pirellone e gli sforzi sono tutti tesi in quella direzione.
Certo i numeri della «produzione» dei centri vaccinali lombardi autorizzano a pensare che siamo sulla buona strada. In particolare, guardando alla realtà della nostra provincia, la giornata di venerdì ha fatto registrare un numero di somministrazioni mai visto prima: ben 17.530, di cui 9.837 prime dosi e 7.693 richiami.
Una nuova accelerazione, si diceva, dopo quella di lunedì scorso, quando le dosi inoculate ai bresciani furono 16.003. La disponibilità di vaccini unita alla capacità organizzativa delle strutture del territorio ha così consentito di superare il 60% di persone raggiunte dalla prima dose nella nostra provincia.
La circolare. Ora si tratta di proseguire su questa strada ed un aiuto al raggiungimento degli obiettivi dovrebbe arrivare dalla decisione assunta ieri dal Ministero della salute, resa nota attraverso una circolare conseguente al parere espresso dal Comitato tecnico scientifico. Riferendosi alle persone che hanno meno di sessant’anni e hanno fatto la prima dose con AstraZeneca, il documento spiega che - anche se l’indicazione prioritaria resta comunque la seconda dose con un vaccino a mRna - chi vuole può fare il richiamo con AstraZeneca dopo aver firmato un consenso informato. Due opzioni possibili e massima flessibilità, dunque, purché non ci si fermi al primo shot, vanificando così la vaccinazione. Anzi. «I rischi connessi alla parziale protezione - spiega il Cts nel verbale in cui ha fornito il proprio parere sulla questione - possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta» perché «sulla base delle evidenze disponibili la protezione conferita da una singola dose di Vaxzevria (il nome del vaccino AstraZeneca, ndr) è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose (booster)».
Anche i governatori hanno recepito le indicazioni: «Le Regioni si sono allineate, la gestione commissariale del generale Figliuolo sta dando indicazioni precise, siamo assolutamente fiduciosi», assicura il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini.
Il medico. Se da una parte si spera di aver fugato i dubbi di quel 10% di under 60 che nutrivano perplessità sul mix di dosi, spuntano ora le richieste di quegli ultrasessantenni che hanno ricevuto la prima con AstraZeneca e adesso chiedono di poter avere il richiamo con Pfizer. In quest’ultimo caso però - fanno sapere dal Ministero - sarà necessario avere il consenso del proprio medico, per verificare i presupposti dell’effettiva necessità del secondo shot col siero mRna.
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