Corruzione: CdO, indagati i vertici di Bergamo

La Gdf di Milano ha perquisito gli uffici di presidente e vice della CdO di Bergano: i due sono indagati per corruzione.
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La Gdf di Milano ha perquisito gli uffici di Rossano Breno, presidente della Compagnia delle Opere di Bergano, e del suo vice, Luigi Brambilla, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Nicoli Cristiani.
I due sono indagati per corruzione. Le indagini riguardano anche una delibera della Giunta Formigoni relativa a una discarica nel Cremonese.
Le perquisizioni delle Fiamme Gialle sono state disposte dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio nell’ambito dell’inchiesta sull’ex assessore Franco Nicoli Cristiani che avrebbe intascato una mazzetta da 100.000 euro, versata dall’imprenditore Pierluca Locatelli per ottenere il via libera nella realizzazione della trasformazione della discarica di Cappella Cantone (Cremona) in discarica di amianto.

Gli sviluppi dell’inchiesta hanno portato a indagare il presidente e il vice presidente della Compagnia delle opere di Bergamo, anche loro accusati di corruzione in concorso con Nicoli Cristiani, Locatelli e altre persone in quanto avrebbero preteso e ottenuto dall’imprenditore bergamasco una somma di denaro consistente (si parla di centinaia di migliaia di euro) e altre ’utilità', in particolare lavori gratuiti per costruire una scuola di Cl, sempre in provincia di Bergamo.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per realizzare la discarica di amianto sarebbe stato necessario un atto della Regione Lombardia. Atto che il 20 aprile del 2011 sarebbe poi arrivato: si tratta di una delibera di Giunta proposta dal governatore Roberto Formigoni che ha sbloccato l’apertura del sito dove conferire l’amianto nonostante l’opposizione della Provincia di Cremona e i diversi orientamenti della normativa regionale in materia ambientale.
Tale delibera inoltre, in base ai primi accertamenti, non risulta pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione. Tutti gli episodi corruttivi finora contestati dai pm milanesi sarebbero serviti, nel corso del tempo, per arrivare a trasformare la discarica che si trova nel Cremonese in una discarica per l’amianto, così come avrebbe voluto Locatelli.

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