Classifica Legambiente, Brescia migliora tra le città più green

La nostra, Pavia e Varese sono le uniche tre province lombarde a salire di posizione. Del Bono: «Incentivare la mobilità pubblica»
ECOSISTEMA URBANO , BRESCIA 27ESIMA
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Brescia migliora di 7 posizioni (dalla 34esima dell'anno scorso alla 27esima di quest'anno) nella classifica di Legambiente 2021 - redatta nell'ambito del progetto Ecosistema Urbano, in collaborazione con Ambiente Italia - sulle città più green del nostro Paese. Il report, giunto alla 28esima edizione, afferisce a dati risalenti al 2020: un anno fatto di lockdown e di un ricorso massiccio allo smartworking. Le cinque categorie prese in considerazione dall’indagine sono: aria, acqua, ambiente, rifiuti e mobilità, divise a loro volta in ulteriori fattori d’interesse, dando vita, infine, ai 18 indicatori che hanno permesso di redigere la classifica generale (per ognuno di questi, la città analizzata riceve un punteggio da 0 a 100).

La situazione nel Bresciano

Tra le graduatorie dei singoli indicatori nelle quali la nostra provincia totalizza il punteggio più alto, dimostrandosi più virtuosa, troviamo il numero di alberi piantati in proprietà pubblica - classificando Brescia come quarta nella classifica generale con oltre 86 alberi per 100 abitanti - e, complessivamente, l'intera macroarea legata alla mobilità sostenibile. Dalle piste ciclabili, al numero di passeggeri che usufruiscono dei trasporti locali, all'offerta stessa dei mezzi di trasporto, la nostra città si piazza, rispettivamente, al 12esimo, 11esimo e 16esimo posto.

Andamento opposto per gli indicatori legati all'ambiente e alla qualità dell'aria: Brescia si piazza in fondo alla classifica, 94esima, su un totale di 106 province, sia per l'installazione dei pannelli solari sugli edifici pubblici, sia per l'uso efficiente del suolo pubblico. Male anche gli indicatori legati alla presenza di Pm 10 (polveri sottili), di ozono e di biossido di azoto che vedono la città in 82esima, 83esima e 86esima posizione. 

Inoltre, durante l'evento online di presentazione del report è intervenuto il sindaco Del Bono commentando i dati: «In questo periodo,.è necessario, per i bresciani e non solo, superare la ritrosia legata all’utilizzo del mezzo pubblico, considerato ancora come potenziale luogo di diffusione del contagio». Il sindaco ricorda la candidatura della Loggia per ottenere i finanziamenti legati alla realizzazione di un tram di superficie di 12 Km e che permetterà di arrivare ad 80 milionI di passeggeri sul trasporto pubblico locale. «Incentivare la mobilità sostenibile è importante. Dai dati vediamo come la maggioranza degli spostamenti dei bresciani sia inferiore ai 4 km: questo ci dice che il mezzo più adottato è ancora quello privato», conclude Del Bono. 

La classifica: la fotografia nazionale e regionale 

La situazione bresciana è una delle tre realtà provinciali lombarde - insieme a Pavia e Varese - a scalare la graduatoria rispetto alla classifica dell'anno precedente relativa all'Ecosistema Urbano del 2019. L’unica città lombarda nella top ten italiana è Mantova, al terzo posto, ottenuto migliorando le performance sulla qualità dell’aria, contraendo le perdite della rete idrica entro il 15% e perfezionando la raccolta differenziata.

A livello nazionale,Trento si conferma, per il secondo anno di fila, la città più green d'Italia, seguita da Reggio Emilia. Fanalino di coda della classifica sono Brindisi, Catania e Palermo. 

In generale, la fotografia scattata da Legambiente mostra una situazione di stallo per i centri urbani del nostro Paese rispetto alle edizioni precedenti:non si può, dunque, parlare di «effetto Covid» sugli ecosistemi cittadini.

Tra gli aspetti positivi ci sono l’ulteriore incremento della raccolta differenziata (passata in media al 59,3 per cento, oltre un punto in più dell’anno prima, ma comunque abbastanza lontana dalla soglia del 65% a suo tempo fissata per il 2012) e la maggiore disponibilità di piste ciclabili: da 8,65 a 9,47 «metri equivalenti» ogni 100 abitanti. Una delle criticità più evidenti è costituita invece dai buchi nella rete idrica, con il 36% dell’acqua potabile che va dispersa.

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