Caserma Randaccio addio, la Prefettura punta al trasloco del centro profughi a Flero

Il capannone statale situato fuori dal paese avrebbe le carte in regola: ultime verifiche in corso
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PROFUGHI, AVANZA L'IPOTESI FLERO
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Questione di una manciata di ore, ma al 98 per cento il dado è tratto: il «piano B» invocato con fermezza da Palazzo Loggia - per voce del sindaco Laura Castelletti e dell’assessore ai Servizi sociali Marco Fernaroli - è spuntato in tempi record.

Se le verifiche degli ultimi dettagli, come pare, restituiranno anche l’ultimo esito positivo, il centro per l’accoglienza temporanea dei migranti consumerà il suo «addio» con la ex caserma Randaccio di via Lupi di Toscana, situata nel mezzo del capoluogo, ancor prima del suo insediamento. L’approdo alternativo guarda al primo hinterland, destinazione Flero per la precisione.

Fattore tempo

Dalla Prefettura - contattata a più riprese - ufficialmente nessuno risponde né dà informazioni, l’unica certezza - confermata da Roma - è che il tempo è ormai agli sgoccioli: al centro di Bresso, infatti, le persone in cerca di una struttura ponte, in attesa di riuscire a conquistare un posto nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), sono 180. Per questo i richiedenti di protezione internazionale in transito devono essere smistati sui diversi territori: gli spazi a disposizione nelle strutture esistenti al momento non sono affatto sufficienti, come da tempo lamentano le associazioni impegnate nel sostegno ai migranti.

La ragione è legata anche al fatto che se è vero che a stabilire in modo obbligatorio le quote per la ripartizione tra Regioni e Province è il Ministero degli Interni, quando si passa al livello comunale l’accoglienza è declinata solo e unicamente su base volontaria. Non a caso, per quanto riguarda la nostra provincia, i Comuni che aderiscono alla rete del Sai (acronimo di Sistema accoglienza integrazione) si fermano solo a una quarantina.

Allerta

Inizialmente la Prefettura aveva individuato la Randaccio, immobile di proprietà del Demanio, per allestire una struttura che capace di accogliere una ventina di profughi e una sala mensa.

Lo stop della Loggia, però, non ha tardato ad arrivare in modo granitico: «Siamo fortemente contrari, la città è satura e il Carmine è un quartiere sul quale stiamo lavorando ma su cui pesano già molte criticità, non da ultima la vicinanza con il Progetto strada che incontra la tossicodipendenza. Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, ora tocca alla provincia. Brescia è e resta una città solidale, ma è satura. Chi non sta facendo la sua parte è giusto che inizi a farsi carico dell’accoglienza» ha spiegato Castelletti.

Nasce da questo niet il lavoro condotto dietro le quinte dalla Prefettura per rintracciare un altro immobile adatto all’accoglienza, così da evitare un muro contro muro con la Loggia che facilmente si sarebbe trasformato in uno strappo che avrebbe condizionato i rapporti istituzionali. Il primo sopralluogo ha puntato sull’Enai di Botticino, ma la fumata è stata subito nera: struttura troppo isolata e impianto idraulico non idoneo.

Al contrario, l’esito della ricognizione numero due ha aperto più di qualche spiraglio: il capannone situato a Flero è distante dal centro abitato del paese e avrebbe tutte le carte in regola, prima fra tutte quella di essere di proprietà statale. Gli ultimi riscontri tecnici dovrebbero terminare nella giornata di oggi, poi il dossier con la proposta organizzativa dovrà essere sottoposto direttamente al Ministero per il placet.

Organizzazione

La collocazione del centro migranti non modificherà nulla per quel che riguarda la struttura organizzativa dell’accoglienza. In prima linea ci saranno gli operatori della Croce Rossa Italiana, che garantiranno servizi e assistenza sanitaria ai profughi che approderanno nella nostra provincia. Per questo a scendere in campo ogni giorno saranno almeno una decina di professionisti tra medici, infermieri, soccorritori e operatori sociali.

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