Profughi alla Randaccio, Castelletti dice no: «Servono spazi fuori città»

La sindaca alla Prefettura: «Il capoluogo è fortemente contrario, il Carmine è già un quartiere sotto stress»
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RANDACCIO, CASTELLETTI DICE NO
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I tempi sono strettissimi: due, tre giorni al massimo e la prefetta Maria Rosaria Laganà intende chiudere la partita «amministrativa», consegnando il piano organizzativo al Ministero degli Interni. Il che significa che, da questa mattina, scoccano le 72 ore di tempo per riuscire a trovare un eventuale «piano B» valido, in grado di incassare anche il placet nazionale. Perché quel centro di prima accoglienza necessario per ospitare i profughi in transito, la sindaca Laura Castelletti nell’ex caserma Randaccio non lo vuole. Anzi: è - per usare le sue parole - «fortemente contraria» a uno spazio di transizione all’interno della nostra città, che «ha già sulle proprie spalle un forte carico».

La posizione ufficiale di Palazzo Loggia è arrivata durante l’incontro che ha visto ieri seduti allo stesso tavolo la sindaca, l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli e la prefetta. Tutto nasce dalle disposizioni del governo: a fronte dei flussi e degli sbarchi che non accennano a fermarsi, c’è l’urgenza di trovare sui territori spazi temporanei (le persone accolte dovrebbero fermarsi non più di qualche giorno) per riuscire a smistare i migranti verso i Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Di qui l’individuazione della vecchia cittadella dismessa di via Lupi di Toscana, di proprietà del Demanio, da riassestare per fare spazio a una ventina di posti letto e a una sala mensa. Una soluzione che viene però bocciata nettamente dalla Loggia. «Bisogna lavorare per avere un carico ridistributivo su tutto il territorio provinciale: per noi questa non è la scelta giusta, non va bene e siamo fortemente contrari» chiarisce Castelletti che, appresa la notizia, ha chiesto appunto un confronto con la Prefettura.

Le ragioni del no

Le ragioni del niet sono granitiche: «Brescia accoglie già numeri importanti, inclusi i minori non accompagnati, senza contare che i capoluoghi hanno già un flusso di passaggio il cui trend sarà in aumento dato che le proiezioni sugli sbarchi indicano che la situazione di qui ai prossimi mesi non migliorerà». Non è tutto: a peggiorare il quadro, secondo il Comune, è anche la collocazione. «Il Carmine - ricorda la sindaca - è un quartiere complesso sul quale stiamo già lavorando, ha tante sollecitazioni, a poca distanza è attivo il Progetto strada che incontra la tossicodipendenza: non si può aggiungere altro carico».

Piano «B»

La posizione è stata espressa insomma in modo netto, in sintonia con l’assessore Fenaroli. Ma la Loggia non intende lasciare sola la Prefettura: «È chiaro che la Randaccio non è di nostra proprietà, dunque a decidere sarà il prefetto che abbiamo invitato a cercare soluzioni diverse. Serve individuare spazi fuori dalla città. Per questo - assicura Castelletti - sia io sia Fenaroli ci stiamo muovendo e stiamo contattando altre realtà della provincia, dagli albergatori alle associazioni». Anche perché, finora, nessuno dei sindaci contattati in prima istanza proprio dalla Prefettura avrebbe concesso la propria disponibilità. «Se si restringe il sistema dell’accoglienza mentre i flussi aumentano e i rimpatri falliscono - aggiunge Fenaroli - è chiaro che poi segue una collocazione sui territori, che rischia di diventare costante».

L’attacco al governo

Castelletti non risparmia poi critiche al governo: «Se oggi la Prefettura si trova ad affrontare il problema delle strutture temporanee in urgenza, è perché lo slogan "basta sbarchi" del governo non è seguito dai fatti: anzi, i numeri dei migranti sono triplicati». Ecco perché, secondo il sindaco, parallelamente bisognerebbe affrontare anche un’altra questione: «Da un lato abbiamo importanti flussi non controllati, dall’altro industria, artigianato, imprese e ristorazione lamentano l’assenza di mano d’opera. Credo a questo punto che la politica debba studiare una strategia, che oggi manca, per trasformare queste due emergenze in un’opportunità di domanda-risposta. Bisognerà insomma affrontare la situazione guardando il quadro d’insieme e sopperire alle mancate strategie nazionali». 

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