Case di comunità: nel Bresciano pronte dieci su trenta, ma manca il personale

Per le strutture murarie rispettate le scadenze del Pnrr, ma restano parecchi interrogativi
Il Ronchettino sarà sia Casa sia Ospedale di comunità - © www.giornaledibrescia.it
Il Ronchettino sarà sia Casa sia Ospedale di comunità - © www.giornaledibrescia.it
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Dieci su trenta. Pari, dunque, al 30%. Se lo sguardo si fermasse alle Case di Comunità ad oggi aperte in provincia di Brescia, si dovrebbe ammettere che lo stato di avanzamento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la riorganizzazione della sanità territoriale non sono stati raggiunti. Ma viene richiesto uno sguardo ampio, che contempli tutta la Regione. Ecco, allora, che l’obiettivo previsto dal Pnrr di realizzare il 40% delle Case e degli ospedali di comunità anche in Lombardia entro il 2022 è stato raggiunto, con un 56% delle Case di comunità aperte e il 38% degli ospedali di comunità.

La fotografia

A sottolinearlo, in Commissione Sanità, è stato Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare. Un traguardo, a metà del percorso, che dovrebbe mettere al sicuro - se la tabella di marcia rimane quella programmata - i fondi stanziati dal Pnrr al raggiungimento, a scadenze differenziate, degli obiettivi della Missione 6 che prevedono un’organizzazione della sanità capillare sul territorio, punto di riferimento continuativo per la popolazione. Le Case della Comunità, nella mente del legislatore, dovrebbero rispondere, in parte, a questi obiettivi.

Quelle aperte lo stanno facendo o sono scatole vuote come vengono definite da chi è critico nei confronti dell’applicazione della riforma della sanità regionale? Non vuote, ma nemmeno piene. Nell’80% delle Case di comunità aperte dall’inizio del 2022 è presente un poliambulatorio e nel 45% il consultorio. Percentuali che scendono in modo drastico quando si parla dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, garantiti nel 15% delle strutture; nel 13% ci sono i Sert e i Noa, servizi per le dipendenze da droghe e da alcool, nell’11% la dialisi, nel 10% i Centri psico-sociali e nell’8% gli ambulatori di psichiatria. Per finire con il 7% di centri diurni presenti e il 6% di presidi ospedalieri territoriali, strutture multi servizio deputate all’erogazione di prestazioni residenziali sanitarie e sociosanitarie a media e bassa intensità per acuti e cronici e prestazioni ambulatoriali e domiciliari.

Cosa c’è

La fotografia, scattata e condivisa dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, rimanda ad una serie di strutture, aperte sul territorio, nelle quali più professionisti operano per dare risposte ai differenti problemi di salute della popolazione. L’indicazione del legislatore è di dare precedenza alla realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità in strutture già esistenti di proprietà del Servizio sanitario regionale o degli Enti locali, senza tuttavia precludere la costruzione di nuove strutture. Ad oggi, le Case di comunità attivate nel Bresciano, e non poteva essere che così in questa prima fase, si trovano in palazzine esistenti e già sede di servizio sociosanitari.

Ad oggi alla Lombardia per le Case di comunità sono stati assegnati oltre 277 milioni di euro dal Pnrr, di cui quasi 39 milioni destinati alla provincia di Brescia. A questi si devono aggiungere circa 180 milioni su base regionale stanziati dalla Giunta. Per avere i fondi del Pnrr si devono rispettare una serie di scadenze, tra cui l’apertura graduale delle Case fissata da qui al 2026, anno in cui dovrà concludersi l’intera operazione. A quel punto, i finanziamenti saranno interamente erogati ed è ovvio che il mancato rispetto delle scadenze potrebbe mettere a rischio il rilancio della sanità territoriale.

Interrogativi

Gli interrogativi aperti sono molti. Da un lato, il personale che dovrà lavorare nelle Case e nelle altre declinazioni territoriali della sanità sulla cui carenza sono già stati scritti fiumi di inchiostro. Dall’altro, i finanziamenti: «Sulle Case di Comunità potremmo avere problemi legati ai fondi visto che i costi sono lievitati sensibilmente. Stiamo lavorando affinché vengano edificate, ma dimentichiamo che per funzionare servono sia personale sia macchinari» ha dichiarato Orazio Schillaci, ministro della Salute. 

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