Cancellato per legge ma uccide ancora: sull’amianto scatta anche la stretta dell’Ue

«Lo prendevo con le mani, lo respiravo ogni giorno. Ora che so per quanti anni ho lavorato con quel materiale e quanto sia pericoloso, ogni volta che ho la tosse mi prende paura. Perché l’ho visto: è così che quella giostra terribile inizia a mettersi in moto, con la tossetta...». La «tossetta» ha accompagnato le ultime conversazioni che Silvio è riuscito ad avere con tanti dei suoi ex colleghi e amici: insieme lavoravano nell’edilizia degli anni Ottanta, quando la parola «amianto» era una garanzia per tutti. «La mescolanza amianto-cemento significava business, ma soprattutto dava sicurezza: persino i tetti delle scuole venivano giudicati più sicuri. Il fatto è che noi tagliavamo a mano le lastre da mettere nei forni». Silvio è la voce di questa storia, che è poi la stessa di molti lavoratori di oggi e di un tempo. Persone che per anni sono state esposte all’amianto e che sono «a rischio malattie asbesto correlate». Come il mesotelioma, un tumore dovuto nel 90% dei casi proprio all’esposizione ad amianto (fonte: Airc) o il cancro del polmone.
Dal 20 dicembre
Stando agli ultimi dati regionali disponibili, si stima che l’amianto sia stato responsabile di oltre settemila casi di mesotelioma in Lombardia, con Milano e Brescia in testa. Nel 2021 si sono registrati più di 2000 decessi, di cui l’80% per esposizione professionale. Un chiaro segno del fatto che le conseguenze che l’asbesto riversa su ambiente e salute non sono affatto archiviate. Non a caso è partito proprio dai dati sanitari il nuovo iter legislativo della Commissione europea, che ha modificato la direttiva 148 del 2009 abbassando di dieci volte i limiti di esposizione professionale al materiale. Le nuove regole, che puntano molto anche sull’assistenza ai lavoratori, entreranno in vigore il 20 dicembre.
La severa stretta per il materiale che nel passato era il più usato in edilizia arriva in vista del futuro incremento delle ristrutturazioni di vecchi edifici previsto dalla direttiva sull’efficientamento energetico, quasi al termine dei negoziati. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire le disposizioni nella legislazione nazionale. Oltre ai limiti sono almeno altre due quelle più rilevanti. La prima: l’obbligo di utilizzare una tecnologia più sensibile per rilevare la presenza di fibre di amianto, incluse le più sottili. La seconda: sostenere meglio le vittime, riconoscendo ulteriori malattie professionali e tumori correlate all’amianto e raccomandando i relativi screen.
I medici in pensione
Silvio ormai è in pensione, ma sa bene che il potenziale rischio per la sua salute non è per nulla superato. E non solo perché i tumori maligni possono manifestarsi anche dopo decenni dal contatto, ma anche perché la presenza dell’amianto è ancora ben lontana dall’essere azzerata.
(Anche) per questo è così importante mantenere alta l’attenzione: «Ci si aspetta che il numero di diagnosi continui a salire nei prossimi anni, fino a raggiungere il picco tra la seconda e la terza decade degli anni Duemila» confermano i medici del lavoro. Parte proprio da qui l’iniziativa avviata dalla Cgil di Brescia, guidata dal segretario Francesco Bertoli: lo «Sportello amianto», gestito da un gruppo di medici del lavoro in pensione (si riceve il mercoledì su appuntamento: tel. 030.3729372, mail: amianto@cgil.brescia.it). «I lavoratori ex-esposti, a condizioni stabilite, hanno diritto per legge ad essere iscritti in un apposito Registro da Ats e ad essere sottoposti gratuitamente a controlli sanitari per consentire una possibile diagnosi precoce del tumore del polmone» ricorda Antonella Albanese, punto di riferimento del progetto in Cgil.
Eseguire le analisi, fare prevenzione per un tempestivo accesso alle cure è un diritto per ex ed attuali lavoratori che sono stati e sono a contatto con l’amianto. Un diritto che, però, a Brescia pochi esercitavano. Un po’ perché non ne erano a conoscenza, un po’ perché - come racconta Silvio - «si seguiva la normale trafila ed era davvero estenuante finire nel dedalo delle lunghe liste d’attesa della sanità». Il progetto avviato dalla Camera del lavoro di Brescia è un punto di ascolto e di sostegno rivolto ai lavoratori, un supporto che fornisce una consulenza gratuita. Ma è soprattutto un servizio: basti pensare che dal 2017 a qualche mese fa, i bresciani iscritti al Registro erano in tutto una quarantina. Nell’arco di quattro mesi dall’apertura dello sportello Cgil sono aumentate di un centinaio le persone messe in contatto con la Medicina del lavoro dell’ospedale Civile e con il Servizio di prevenzione dell’Ats, passaggi cruciali per garantire la sorveglianza sanitaria senza incappare nelle liste d’attesa ordinarie. Come ha fatto Silvio, che confessa: «La paura mi è rimasta, ma i controlli e le informazioni su come gestire la quotidianità hanno cambiato la qualità della mia vita».
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