Caffaro, rispunta il mini piano per l’allarme Pcb e cromo VI

La patata bollente, ormai, finirà sul tavolo del nuovo commissario straordinario: Mario Nova. All’indomani dalla chiusura delle indagini - che ha portato al sequestro di circa otto milioni di euro, 7.762.000 euro per la precisione, ai vertici di Caffaro Brescia srl, azienda destinataria anche del provvedimento preventivo messo in atto giovedì mattina -, i riflettori tornano ad essere puntati sull’area cuore del Sito di interesse nazionale: il polo industriale di via Nullo.
La magistratura, proprio come il dipartimento di Brescia della Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa), torna insomma così di nuovo ad evidenziare la lacuna cruciale di questa vicenda infinita: l’urgenza, la massima urgenza anzi, di mettere in atto interventi specifici necessari. È questa la partita chiave che sembra non riuscire mai a trovare avvio: gli interventi urgenti. Rimasti incompiuti, su un binario morto, nonostante ci fossero tutte le carte in regola per avviarli.
Per capire di cosa, nello specifico, si sta parlando in questo ultimo atto del ventennale dossier Sin Caffaro, bisogna fare qualche passo indietro. E ricordare cosa, in sostanza, serve realizzare al più presto per arginare un nuovo gigantesco disastro proprio mentre la città era in attesa di vedere avviato il maxi bando di gara per raggiungere quella «terra promessa» chiamata bonifica. Il punto di partenza è semplice: quel polo industriale inquina ancora. Inquina dentro l’area, con la fuoriuscita di cromo esavalente e di mercurio, e inquina fuori dall’area attraverso concentrazioni di Pcb e di cloro oltre i limiti consentiti (quest’ultimo ha «viaggiato» e si è spinto fino al Campo Calvesi).
Per arginare questa nuova ondata di contaminazione servono due mosse tempestive: rinforzare la barriera idraulica e agire sul cromo VI. Tradotto in pratica cosa significa? Realizzare altri tre pozzi per poter emungere le acque e avviare il trattamento per abbattere il cromo esavalente. Due azioni che l’Arpa ha indicato urgenti anni fa e che poi, con il sequestro del 9 febbraio, sono state ribadite. Non a caso a un certo punto si è parlato di «progetto stralcio», vale a dire di un mini piano che doveva giocare d’anticipo rispetto alla più complicata e lunga gara europea (ancora non indetta). E in effetti questo progetto non solo esiste, ma è anche «pronto all’uso», con tanto di riscontro tecnico positivo da parte dell’Arpa, che lo ha quindi ritenuto adeguato per fare fronte all’ulteriore Sos. Poteva, dunque, nell’arco di questi cinque mesi, essere messo a gara e concretizzarsi? Sì, avrebbe potuto. Ma si è scelto di attendere l’iter del maxi bando europeo. Eccoci daccapo. Cinque mesi persi, un altro sequestro, situazione peggiorata.
Si torna così al principio: la patata bollente finirà sul tavolo del futuro commissario. Il Ministero, infatti, settimane fa ha ufficialmente scritto a Caffaro Bs, chiedendo di realizzare i due interventi urgenti (segno che Roma non ha alcuna intenzione di attendere il maxi bando). Di fronte al niet dell’azienda - che non ritiene i lavori di sua competenza né responsabilità - dovrebbe dunque scattare l’azione in via sostitutiva. Azione che, trattandosi di un Sin, dovrà condurre il commissario. La nomina di Nova, al momento, è in attesa di essere valutata dalla Corte dei Conti, ultimo passaggio del tortuoso iter che porterà al suo insediamento.
Nel frattempo, a Roma, proprio sulla scorta del caso Brescia, è stato accolto l’ordine del giorno presentato dai parlamentari della Lega per potenziare il ruolo e le risorse del commissario straordinario, così da rendere la sua azione più immediata ed efficace. Un ordine del giorno che è stato tradotto all’interno del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri e all’interno del quale si chiarisce «la necessità di potenziare le strutture dei commissari per il contrasto al dissesto idrogeologico e di rivedere la procedura di nomina dei commissari per i Siti di interesse nazionale di Crotone e di Brescia Caffaro, al fine di accelerare la realizzazione degli interventi». Un’operazione che vede in prima linea l’on. Simona Bordonali, che spiega: «È stato segnato un cambio di passo significativo rispetto al passato: maggiore attenzione per il territorio bresciano e un’accelerazione per la bonifica del sito Caffaro. Avevo presentato un ordine del giorno per sensibilizzare il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ad utilizzare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per sanare la situazione dello stabilimento e garantire azioni concrete per la riduzione deli elementi pericolosi nella falda. E ora - conclude la parlamentare - il Governo Draghi ha finalmente preso dei provvedimenti che vanno nella direzione della tutela e della salvaguardia della salute dei cittadini bresciani».
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