Caffaro, Lucà: «Bocciamo sia il centrodestra che il centrosinistra»

Più di una volta hanno scavalcato il muretto e sono entrati nel sito. Alcuni hanno rubato il rame e scarti di metalli, altri hanno abbandonato rifiuti «casalinghi» (un materasso, dei tessili, qualche bambola), altri ancora pensavano di poter trovare un rifugio in cui trascorrere la notte. I primi sono stati denunciati, i senzatetto allontanati. Perché quello non è un sito qualunque e perché, fino a una manciata di giorni fa, il presidio all’interno del polo industriale Caffaro di via Nullo era costante.
A garantirlo - insieme al funzionamento della barriera idraulica, il sistema di pozzi che, mantenuti in funzione costantemente, crea una sorta di diga anti-veleni - erano i lavoratori che di quella cittadella industriale conoscono ogni antro. Ma oggi, specie dopo gli ultimi licenziamenti, la pattuglia si è decisamente sfoltita e oltre all’Sos per la barriera (che necessita di una manutenzione affidata oggi a una reperibilità in capo a pochissimi) subentra quello per garantire la sicurezza del polo.
A incontrare «i sopravvissuti» - come li definisce la rappresentante sindacale Cgil, Patrizia Moneghini - sono stati il candidato sindaco sostenuto da M5s, Pci e Up Alessandro Lucà e il coordinatore provinciale dei Cinquestelle Ferdinando Alberti. Che sulla vicenda «Sin Caffaro» bocciano entrambi gli schieramenti: quello di centrosinistra, al governo in città, e quello di centrodestra, al governo a Roma. Spiega Lucà: «Sto vivendo un forte imbarazzo in questa campagna elettorale, perché lo scontro sta alzando i toni anche sul caso Caffaro e io vorrei tanto ricordare alle altre due coalizioni che si stanno rimbalzando a vicenda la colpa e la responsabilità, ma che di fatto in questi anni hanno governato proprio loro, alternandosi».
Contro centrodestra e centrosinistra
Il primo j’accuse va al centrodestra: «Hanno iniziato a dire in sostanza che la risoluzione del problema ci sarà solo con un sindaco monocolore con Governo e Regione perché a quel punto ci sarà un dialogo allineato. Questo è pazzesco: che significa? Che se vince qualcun altro rispondono picche a Brescia su una questione così importante? C’è la sensazione che dal Ministero si stia rimandando una risposta definitiva, perché si tratta di una situazione di urgenza e non c’è nulla da approfondire per sbloccarla».
Ma Lucà ne ha anche per la fazione opposta: «Dall’altro lato la Giunta di centrosinistra non ha mai avuto e dimostrato la volontà politica di risolvere la questione Caffaro. Tanto che, come ci hanno raccontato i lavoratori, Emilio Del Bono qui non si è più visto dopo uno scontro con i dipendenti avvenuto anni fa. Ora la signora Laura Castelletti dichiara continuità: cosa ci dobbiamo aspettare? Che neppure lei si faccia viva? Che non risolva il problema? Che, come finora, non vada a Roma a battere i pugni per un problema e un’emergenza enormi per Brescia?».
Il Movimento 5 stelle segue la strada già annunciata dai Verdi lunedì 8, quando a fare il sopralluogo nell’azienda sono stati i parlamentari Angelo Bonelli e Devis Dori. E, esattamente come loro, annunciano il deposito di un’interrogazione alla Camera «per chiedere al ministro Gilberto Pichetto Fratin cosa intenda fare e in che tempi». Alberti parla di «ennesima situazione surreale»: l’azienda, infatti, ha comunicato mesi fa al Ministero che non potrà più farsi carico dei costi di gestione della barriera idraulica (il conto è di circa tre milioni di euro all’anno), un meccanismo che è però un «salvavita» per la città. «La situazione è drammatica - rimarca il portavoce provinciale del M5s -. Ora emerge in modo evidente come questo tema non sia mai stato affrontato davvero per tempo. Serve decidere chi oggi deve mantenere in funzione la barriera e chi, con l’avvio del piano di bonifica, la dovrà gestire».
La proposta
Quale la proposta? In primis sciogliere al più presto questo enigma quasi paradossale (al momento, infatti, i fondi per agire d’urgenza ci sono) e «mettere in sicurezza la gestione della diga anti-veleni, inserirendo anche una clausola per mantenere in servizio i lavoratori attuali, gli unici a conoscere gli impianti». E, poi, «affiancare al commissario straordinario una squadra di tecnici ed esperti in materia che deve essere pagata e all’interno del Comune». Insomma, una sorta di ufficio tecnico ad hoc che si occupi del risanamento della città.
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