Caffaro, i Verdi: «Il ministro agisca. Pronti ad andare anche in Procura»

Il segretario di Europa Verde Angelo Bonelli e l'onorevole Devis Dori sono stati in via Milano con Brescia Attiva
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"UN QUESTION TIME AL MINISTRO"
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Un’azione congiunta da Roma a Brescia per tirare la giacchetta al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Ordine del giorno: il caso Caffaro, sul quale «ancora una volta si è agito incredibilmente in emergenza».

Le voci sono quelle del segretario nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli e dell’onorevole Devis Dori, ieri a Brescia insieme agli attivisti di Brescia Attiva per un sopralluogo all’interno della fabbrica incastrata tra le vie Milano, Nullo e Morosini e per un confronto a tu per tu sia con il commissario straordinario Mario Nova, sia con i referenti dell’azienda e con le rappresentanze sindacali di Cgil e Cisl, in questi giorni alle prese con la vertenza nata dopo il licenziamento dei primi due lavoratori. Tecnici che, in questi anni, si sono occupati di mantenere in funzione la diga anti-veleni che consente alla città di scongiurare un disastro ancora peggiore e che, rimasti via via sempre di meno, si stanno sobbarcando turni e reperibilità insostenibili.

Il risarcimento

Verdi e Brescia Attiva vogliono circoscrivere le responsabilità di una filiera d’intervento che, anche stavolta, non ha funzionato. E per farlo - dopo l’interrogazione depositata nelle scorse settimane - non solo chiameranno il ministro a rispondere della vicenda nel corso del question time, ma - precisa Bonelli - «siamo pronti anche ad andare in Procura per chiarire a fondo la questione e capire se una convenzione c’è e cosa contiene».

L’urgenza nell’emergenza è però senza dubbio la gestione della barriera idraulica: «Il ministro ha preso un impegno, ma scopriamo che lo ha fatto solo verbalmente e che non c’è alcun documento che lo attesti. Pare poi che per la gestione della barriera idraulica voglia appostare un milione di euro, ma l’azienda ha chiarito che ne servono almeno tre» puntualizza Bonelli. Che in modo deciso insiste: «Attraverso le funzioni di sindacato ispettivo chiederemo al ministro di venire a spiegare tutto questo. È evidente che il principio "chi inquina paga" non esiste». Ma il leader di Europa Vede è intenzionato anche a battere i pugni per un’altra richiesta: «I 450 milioni di euro di danno che Livanova (la multinazionale in cui è confluita Sorin) dovrà risarcire siano destinati a Brescia per le necessarie bonifiche».

Aggiunge Dori: «Come sempre si arriva all’ultimo minuto. I lavoratori rimasti sono talmente pochi che non possono permettersi né di andare in ferie né di ammalarsi: se scatta un’emergenza chi corre a risolverla? Ci lascia perplessi - rimarca il parlamentare - che nonostante Roma fosse stata avvisata mesi fa della convenzione scaduta, ci troviamo a maggio con Ministero e Regione che tentano di mettere una toppa».

Due bandi per la bonifica

Ad accompagnare la delegazione romana al sopralluogo nella cittadella industriale, dove stanno procedendo anche i lavori di dismissione di una parte degli impianti, è stato il commissario Nova («ci ha detto di non sapere nulla dei licenziamenti da parte di Caffaro Brescia» riferiscono Bonelli e Dori) che ha ricordato l’iter alle porte sul fronte bonifica. Dopo il primo bando andato in fumo, infatti, ora si procederà a una gara d’appalto su due tempi. La prima vale tra i 50 e i 60 milioni di euro che serviranno per demolizioni, barriera e caratterizzazioni. La seconda, stimata tra i 35 e i 40 milioni, si concentrerà sul trattamento del suolo.

Dai tavoli romani a quelli bresciani, dove ad alzare la voce per Brescia Attiva sono Ettore Brunelli e Marcello Bolpagni: «Sottolineiamo l’importanza di divulgare con continuità le informazioni attraverso l’Osservatorio Sin Brescia-Caffaro che non si riunisce ormai dal 22 dicembre. In quel frangente, ci si era promessi di attuare lo studio dell’Università Cattolica e di costituire una commissione ad hoc: Ats non ha mai fornito dati decisivi sui monitoraggi riguardo la concentrazione di Pcb sierico su pazienti oncologici e sui lavoratori».

Infine, la richiesta formale, in questo caso al Comune (è della Loggia la regia dell’Osservatorio): «Serve agire subito, basta rinvii». Anche perché sono durati ventidue anni. 

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