Caffaro, è rebus affitto: il contratto è agli sgoccioli ma i lavori no

Dai primi giorni di marzo i dipendenti non potranno più entrare nel sito: anche la diga anti-veleni a rischio
Gli operai ampliano la barriera idraulica della Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
Gli operai ampliano la barriera idraulica della Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
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E adesso il termine del contratto di affitto rischia di «sfrattare» l’azienda nel bel mezzo dei cantieri in corso. Non c’è pace per l’epicentro del Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro: l’area della vecchia fabbrica - sdraiata su 110mila metri quadrati incastrati tra le vie Nullo, Milano e Morosini - a brevissimo tornerà unicamente accessibile alla proprietà, vale a dire la vecchia Caffaro Chimica in liquidazione (che con l’attuale Caffaro Brescia, lo ricordiamo, nulla ha a che vedere).

C’è un problema, però: se è vero che il contratto d’affitto è agli sgoccioli, è altrettanto vero che i lavori in corso all’interno del sito (questi sì, in capo a Caffaro Brescia Srl, finora affittuaria di una porzione degli spazi) sono ben lontani dalla pronta consegna. Senza contare che se nessuno potrà mettere piede all’interno della vecchia cittadella industriale ormai in pensione, allo stesso modo nessuno potrà mantenere in funzione la barriera idraulica, ovvero il sistema di pozzi che, creando una sorta di «mini-diga», impedisce al cocktail di veleni di infestare ulteriormente terreni, acque e rogge della nostra città. Non certo un problema di poco conto.

La vicenda

Il timer che segna il ritmo del countdown evidenzia un «alert» sempre più stringente. Il contratto di affitto, infatti, scade la prima decade di marzo e, al momento, né il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica né la Procura (ossia gli attori con i quali Caffaro Brescia Srl ha stretto l’intesa per ottemperare alla messa in sicurezza dello spazio di sua competenza) hanno fornito una via d’uscita per una situazione che rischia di diventare l’ennesimo rebus da risolvere in tempi stretti.

Anche perché le operazioni da ultimare sono molte: non a caso l’azienda è certa di non riuscire a riconsegnare l’area prima della fine dell’anno. Senza contare che, non avendo più alcuna produzione all’interno dello spazio, Caffaro Brescia Srl non ha alcun interesse a pagare per ulteriori mesi le spese d’affitto. La necessità di entrare nell’area di via Nullo è strettamente legata ai cantieri (del valore di circa 13 milioni di euro) che i vertici si sono impegnati a portare a termine sulla scorta dei provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria.

Un problema, questo, che se non risolto alla svelta rischia di ricadere sul «conto corrente» riservato alla bonifica. A partire dal costo di funzionamento della barriera idraulica. Non si parla di pochi spiccioli: basti pensare che il solo mantenimento della diga anti-veleni con il trattamento dell’acqua di falda è costato (dal 1° settembre 2020 al 31 dicembre 2022) 7.100.000 euro, di questi 3,3 milioni sono stati spesi solo per l’approvvigionamento di energia elettrica. Al momento, lungo il confine meridionale del sito, lato via Morosini, sono stati realizzati i due nuovi pozzi che raggiungono i 90 metri di profondità.

In particolare, si è arrivati a una delle fasi clou: l’accensione dell’impianto di trattamento dell’acqua di falda, un ingranaggio fondamentale che ha l’obiettivo di aggredire uno dei problemi chiave del sito, ossia l’alta concentrazione di cromo esavalente e di clorati, sostanze che dovrebbero così essere abbattute. Sempre che tecnici e operai possano ancora varcare il cancello della fabbrica.

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