Bus in fiamme, la prima richiesta di aiuto al Nue 112 di Brescia

L'emergenza che ha tenuto con il fiato sospeso per la sorte dei 51 ragazzini di Crema è stata gestita inizialmente da via Spalto San Marco
  • Bus sequestrato e dato alle fiamme dopo l'emergenza Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Iniziata a Crema, conclusa nel Milanese, ma affrontata e gestita dal Nue 112 di Brescia. La drammatica vicenda - fortunatamente a lieto fine - che ha visto una scolaresca con 51 ragazzini di una scuola media di Crema sequestrati a bordo del bus con cui facevano ritorno dall'attività di educazione fisica fino a San Donato Milanese, è stata affrontata nelle sue battute iniziali dalla centrale del Numero unico dell'emergenza 112 di Brescia.

Sono stati gli operatori della centrale di via Spalto San Marco a ricevere la prima chiamata inoltrata da uno dei ragazzi che a bordo del bus, con un cellulare sottratto al controllo dell'autista sequestratore, hanno contattato il numero dell'emergenza e lanciato il primo allarme. Questo in funzione del fatto che il territorio della provincia di Cremona, dove ha avuto inizio la concitata vicenda, ricade sotto l'area di competenza della centrale del Nue 112 di Brescia (assieme ai territori di Brescia, ovviamente, ma pure Mantova, Lodi, Pavia e Sondrio).

Il Nue 112 in servizio anche per Brescia
Il Nue 112 in servizio anche per Brescia

La chiamata è stata poi passata alla centrale di Milano e alla sala operativa dei Carabinieri di San Donato Milanese. «La prima telefonata di uno degli alunni - sottolinea una nota di Areu - è arrivata poco dopo le 10.30 del mattino e le è stata data risposta in pochi secondi». Una seconda chiamata, quella di un altro dei piccoli sequestrati, comprensibilmente concitata, è stata interrotta a causa della difficoltà del piccolo, ma la centrale ha provveduto a richiamarlo, cosa che sempre viene assicurata, sottolinea la nota di Areu a ribadire uno degli aspetti di garanzia del servizio strutturato su due livelli di risposta: dopo aver parlato con gli operatori «laici» che gestiscono tutte le chiamate d'emergenza raccogliendo le prime informazioni di base, la telefonata è stata inoltrata ai carabinieri per l'intervento poi rivelatosi risolutivo. Fortunatamente senza conseguenze - se non lo choc - per i ragazzini.«Ho pensato solo ai miei compagni, volevo salvarli, ho cercato di tranquillizzarli, non mi importava cosa poteva succedere a me».

Lui, Ramy,  il 13enne divenuto eroe, nel frattempo a chi racconta l'accaduto, dà la sensazione di non accorgersi quasi del coraggio e della lucidità che ha avuto mentre era prigioniero sull'autobus. Nascondendo il cellulare all'autista sequestratore, è riuscito a fare la prima telefonata al 112. «"Non voglio farvi del male, diceva l'autista, ma voglio vendicare mia moglie e le mie tre figlie morte in mare"», racconta lo studente rivivendo la giornata di ieri. 

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