Brescia non è una provincia per giovani: gli anziani sfiorano quota 300mila

L’indice di vecchiaia raggiunge i massimi storici. E l’età media in due decenni passa da 41 a 45 anni
NON E' UNA PROVINCIA PER GIOVANI
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Sempre più anziani e sempre meno giovani. Ma se non occorre scomodare la statistica demografica per avanzare questa osservazione, quello che l’analisi dei dati ci racconta va molto oltre la percezione comune. Per due aspetti.

In primo luogo per la dimensione dell’invecchiamento della popolazione, con l’allungarsi della vita e il calo della natalità. In provincia di Brescia, al 1° gennaio 2023, c’erano oltre 170 anziani - con 65 anni e più - ogni 100 giovani (con meno di 15 anni). In altri termini su una popolazione di 1,2 milioni di persone, ci sono oltre 282mila anziani a fronte di meno di 166mila giovani.

C'è poi una rapidità particolare - ed è il secondo aspetto interessante - con cui si manifesta l’invecchiamento della popolazione, considerando che solo vent’anni fa, nel 2003, l’indice di vecchiaia era fissato a 119, ovvero 119 anziani ogni 100 giovani.

Cosa è l'indice di vecchiaia

L’indice di vecchiaia rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni e il numero dei giovani fino ai 14 anni. Ad esempio, al 1° gennaio 2023 l'indice di vecchiaia per la nostra provincia dice che ci sono 170,3 anziani ogni 100 giovani. Il dato è di per sé impressionante ma ancor più se consideriamo come questo indice è cambiato negli ultimi anni.

Lo scorso anno era pari a 164,1, in aumento rispetto al 159,3 del 2021, al 157,1 del 2020 e al 152,2 del 2019. Se solo torniamo al 2013 l’indice di vecchiaia in provincia di Brescia era pari a 127 e dieci anni prima, nel 2003, era a 119. Sembra un’altra era e sono passati solo vent’anni. Allora, nel 2003, l’età media della popolazione bresciana era di 41,4 anni, diventati 42,8 nel 2013 e salita a 45,4 anni, all’inizio del 2023, inferiore, tuttavia, a quella regionale (46,1 anni) e nazionale (46,4 anni). Ma è ben poca consolazione se pensiamo che in vent’anni l’età media in provincia si è innalzata di quattro anni.

Tra lavoro e pensione

L’indice di dipendenza strutturale, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni) si è ovviamente impennato di pari passo all’invecchiamento della popolazione.

Nel 2003, solo vent’anni fa, era pari a 45,8, il che significa che, teoricamente, ovvero se tutte le persone in età lavorativa fossero occupate, c’erano 45,8 individui «a carico» per ogni 100 che lavoravano. Nel 2013 questo indice strutturale sale a 53,4 e nella sua corsa arriva a quota 55,6 all’inizio del 2023. Che significa che, sempre teoricamente, presupponendo che tutti coloro che hanno dai 15 ai 64 anni siano occupati, 55,6 persone «a carico» per ogni 100 in età lavorativa. Ma, poiché il tasso di occupazione, per le persone con età da 15 a 64 anni, nel 2022, in provincia di Brescia è nell’ordine del 65,9% il «carico» di popolazione, under 15 e over 65, è di gran lunga più elevato e supera la soglia dell’1 a 1. Che significa che per ogni 100 persone con da 15 a 64 anni occupate c’è un carico di 118 persone, con meno di 15 e più di 65 anni. Ed è un problema.

Di comune in comune

Un problema che conosce una declinazione territoriale assai eccentrica poiché se la media provinciale è di 170 anziani per ogni 100 giovani il territorio bresciano presenta una varietà di condizioni che va da Magasa, dove gli anziani sono oltre dieci volte i giovani ad alcuni (pochi) comuni in cui gli under 15 sono più numerosi degli over 65. Sono quasi un’ottantina i comuni bresciani nei quali gli anziani sono il doppio dei giovani, con un indice di vecchiaia superiore, quindi, a 200.

Sono perlopiù piccoli comuni montani ma, tra questi, non mancano centri rivieraschi, comuni dell’hinterland del Capoluogo e della estrema pianura centrale. Il maggiore squilibrio demografico, con gli anziani che sono oltre quattro volte i giovani, si registra a Magasa (indice di vecchiaia 1.175), Valvestino (800), Saviore dell’Adamello (557), Lozio (457) e Cevo (430). In una quindicina di comuni montani il numero di anziani risulta triplo rispetto ai giovani ma, nella sessantina di centri in cui l’indice di vecchiaia va da 200 a 300, si collocano anche comuni rivieraschi come: Gardone Riviera (292), Toscolano Maderno (265), Salò (264), Sale Marasino (244), San Felice del Benaco (223), Polpenazze del Garda (209); comuni dell’Hinterland come: Collebeato (265), Bovezzo (240), Nave (232), Cellatica (231) e Botticino (212) e alcuni centri della pianura come: Cigole (235), Seniga (282), Verolavecchia (218), Verolanuova (208) e Pontevico (201). Tra i centri maggiori Lumezzane presenta un indice di vecchiaia relativamente elevato (201) come pure Brescia (197,6) e Desenzano (195,2), che superano comunque la media provinciale (170 anziani per ogni 100 giovani) mentre Montichiari si ferma a 119,4 anziani per ogni 100 giovani.

Si scrive Montichiari e si legge Pianura. E, infatti, sotto la soglia dei 140 anziani per ogni 100 giovani sono tutti centri della Pianura, con la sola eccezione di Odolo (127 ) e Pian Camuno (119). Tra questi gli unici tre comuni nei quali giovani superano gli anziani: San Gervasio Bresciano (83,6 anziani per ogni 100 giovani), Comezzano Cizzago (95,3), Azzano Mella (98,3). Accanto a questim con una sostanziale parità tra giovani e anziani, alcuni centri tra loro limitrofi della Pianura occidentale: Castrezzato (102,6), Castelcovati (105,7), Mairano (107,6), Roccafranca (109) Brandico (110) e, poco oltre, Rovato (112,6). Tutti centri in cui la presenza dei migranti è decisamente superiore alla media provinciale.

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