Brescia ha un problema con la cocaina: «La richiesta è alta»
Negli ultimi dieci giorni i chili di cocaina sequestrati in provincia sono stati poco meno di 30. Nel doppio fondo di un camion che dalla Vallecamonica è arrivato quasi scarico a Cortefranca le forze dell’ordine ne hanno trovati 12. Mentre in autofficina a Castenedolo il proprietario ne aveva nascosti 16 per conto dello spacciatore. Senza dimenticare, per rimanere solo al mese di novembre, il maxi carico da 355 chili di polvere bianca custodito in auto da un pregiudicato bresciano fermato a Verona sulla strada di casa.
Brescia, insomma, ha un problema con la cocaina. «Arriva così tanta droga a Brescia perché la richiesta è alta, altissima» è stato spiegato ieri sera nel corso della puntata di «Messi a fuoco» che su Teletutto ha acceso i riflettori sulle dipendenze da cocaina.
Il doping per lavorare meglio
Vizio di molti in un territorio che si conferma crocevia di spaccio e traffico. «Dall’imprenditore al metalmeccanico non ci sono più differenze sociali nell’uso della cocaina. A Brescia ne gira tanta perché è una città benestante, dove c’è il culto del lavoro e la cocaina è un ottimo doping, così come nella Seconda guerra mondiale c’erano le anfetamine. La coca nell’immaginario collettivo è la droga del successo, ma oggi tanti la usano per lavorare meglio. Come nei cantieri, per fare più ore e guadagnare di più» ha spiegato davanti alle telecamere Francesco Maselli, dirigente medico del Centro clinico Cocainomani degli Spedali civili.
Al centro cocainomani del Civile ci sono 300 pazienti
«Oggi abbiamo 300 pazienti ed una struttura unica nel suo genere in Italia. Non sorprende avere così tante persone - ha aggiunto Maselli - perché la persona percepisce accoglienza, la privacy è garantita e non è come rivolgersi al Sert. I consumi? I più disparati» ha detto il medico in trasmissione. «C’è chi ne fa uso ogni giorno, chi nel fine settimana. La consapevolezza della perdita del controllo avviene dopo svariati anni, quando uno capisce che non è più lui a dominare la sostanza, ma è la cocaina a dominare il corpo». E Brescia resta capitale del nord Italia.
Le indagini
«Dalle indagini è emerso che nel bresciano gruppi albanesi possono contare su solidi appoggi tra i portuali di Rotterdam e Anversa, dove container provenienti dal Sudamerica appositamente segnalati vengono sdoganati lontano dalle autorità, scaricati ed affidati ad una serie di corrieri delle diverse organizzazioni criminali che senza soste, in una ventina di ore arrivano ad officine compiacenti e case sicure nel nord Italia dove le vetture vengono smontate per recuperare la droga e i corrieri ricevono la paga che si aggira sui duemila euro a tratta» ha spiegato il cronista del nostro giornale Paolo Bertoli.
Le risposte della politica
Nel corso della trasmissione è intervenuto anche Stefano Rizzi, responsabile del consorzio Gli Acrobati, che raggruppa numerose cooperative impegnate nel recupero di tossicodipendenti (come la Comunità Shalom di Palazzolo, che però non appartiene al consorzio), e che si trova a Genova per la due giorni di Conferenza nazionale sulle dipendenze che torna a riunirsi 12 anni dopo Trieste 2009. «Abbiamo già incontrato la ministra Dadone dalla quale ci aspettiamo la riorganizzazione dei servizi legati dipendenze. Bisogna anche definire il tema del reinserimento sociale dopo un percorso in comunità» ha spiegato Rizzi che ha poi scattato una fotografia della situazione bresciana. «L’uso della cocaina è legato allo stile di vita, di una società performante che richiede di essere allegri e pieni di energia e di rendere al massimo sul lavoro. Per questo la dipendenza interessa diverse fasce d’età e tutte le fasce sociali».
Per il responsabile del Centro Clinico Cocainomani degli Spedali civili Maselli «i consumatori sono per la maggior parte uomini, mentre le donne sono un terzo. Rispetto ad anni fa c’è più consapevolezza di essere dipendenti. Ci sono persone che sperano di risolvere il problema con un farmaco o sognano di riuscire a diminuire il consumo, ma non funziona così. Si può uscire, ma richiede impegno e grossa forza di volontà, perché le sostanze come la cocaina danno molto e poi tolgono molto. Non è facile - ha concluso Maselli - tornare a una vita normale per chi è abituato a vivere in ipermaniacalità».
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