Boom di decessi e poche nascite: cala la popolazione bresciana

Nell’anno del Covid persi quasi 8mila residenti, prima volta dal dopoguerra. Dati giù in ben 164 Comuni
Popolazione, mille volti (simbolica)
Popolazione, mille volti (simbolica)
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L’anno del Covid inverte una rotta imboccata fin dal dopoguerra. Dopo 70 anni la popolazione residente nella nostra provincia mostra una flessione. Tra il 1951 e il 2019 i «bresciani» sono cresciuti di 397mila, passando da 858mila a 1 milione e 255mila. Ma nei dodici mesi dello scorsoanno le nascite sono diminuite e i decessi hanno avuto un’impennata a causa del virus.

Congelata la migrazione da altre province o Paesi, il risultato è che il territorio bresciano, nel 2020, ha perso quasi 8mila residenti (7.854). Un calo dello 0,63%, in linea con il dato nazionale.

Il report

La fotografia è nel rapporto Istat «La dinamica demografica durante la pandemia Covid-19».

Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente nel nostro Paese risulta inferiore di quasi 384mila unità rispetto a fine 2019. «Come se fosse sparita una grande città come Firenze» spiega l’Istituto di Statistica. Va detto che la contrazione della popolazione è in atto dal 2015. «Gli effetti negativi prodotti dall’epidemia hanno amplificato questa tendenza». Sta di fatto che lo scorso anno ha visto «un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia»: 404mila, quasi 16mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%).

Una flessione più marcata a novembre e soprattutto a dicembre (-10,3%), primo mese in cui si possono osservare eventuali effetti della prima ondata epidemica. Al contrario si è registrato il «massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra», 746mila persone, più 17,6% sul 2019. Il saldo naturale tra nati e morti nel 2020 fa segnare un meno 342mila abitanti, valore inferiore, dall’Unità d’Italia, solo a quello record del 1918 (meno 648mila), quando l’epidemia di Spagnola contribuì a determinare quasi la metà dei decessi (ben 1,3 milioni) registrati in quell’anno.

Nel 2019 la nostra provincia aveva visto una crescita di 17mila residenti (+1,4%), arrivando a 1.255.437: poche nascite, invecchiamento della popolazione, ma una buona capacità di intercettare nuovi residenti da altri territori (+3.279). L’impatto del Covid ha cambiato tutto. Il saldo migratorio è negativo (-267). Ma soprattutto il saldo naturale mostra un meno 7.587. Le nascite sono calate ancora: 9.021, 340 in meno rispetto al 2019 (-3,63%).

Ma soprattutto vi è stata una vera e propria impennata dei decessi: 16.608, 4.733 in più del 2019, in crescita di quasi il 40%. Il marzo 2020 resta il mese più drammatico dal dopoguerra: 730 nascite e 4.199 morti. Tutti i mesi mostrano comunque il segno meno: -1.586 ad aprile, -557 a dicembre.

Alla fine, in base alle tabelle Istat, al 31 dicembre scorso i bresciani sono scesi a 1.247.583. Su 205 Comuni, sono 164 quelli che mostrano il segno meno. In città «persi» 1.238 residenti, a Lumezzane 243, a Calcinato 239, a Gussago 175. In rapporto alla popolazione sono però Lavenone (-6%) e Valvestino (-5,3%) a mostrare i cali maggiori. C’è anche chi è cresciuto nonostante il Covid. Bedizzole ha guadagnato 118 residenti, Desenzano 64, Castrezzato 59, Cellatica 53.

Il Comune con più nascite è stato ovviamente il capoluogo (1.419) ma la città è stata anche quella con il maggior numero di morti (2.972) con un saldo naturale negativo di 1.553, mitigato solo da circa 300 trasferimenti.

A Desenzano 198 nascite e a Montichiari 195, ma il tasso di natalità più alto in rapporto alla popolazione si è registrato ad Acquafredda (1,19%). Al contrario il tasso di mortalità più pesante è stato a Valvestino, 5,3%. Solo in 15 Comuni si sono avuti più nati che morti: a Castrezzato il miglior saldo positivo, 76 nati e 63 decessi mentre è Bassano Bresciano a mostrare il miglior tasso in rapporto alla popolazione (+0,39%).DemografiaI dati Istat del 2020

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