«AstraZeneca: stop per rassicurare, siamo pronti a ripartire»

Arnaldo Caruso, direttore laboratorio di Microbiologia e Virologia del Civile di Brescia: «Chi ha ricevuto la prima dose può stare tranquillo»
Arnaldo Caruso, direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Asst Spedali Civili di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Arnaldo Caruso, direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Asst Spedali Civili di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Quale? Quando? Con cosa? Una campagna vaccinale difficile, con tanti attori, tante sigle, qualche passo avanti ma anche clamorosi passi indietro. Nel laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale Civile diretto dal professor Arnaldo Caruso - presidente della Società italiana di virologia - prevalgono concretezza e consapevolezza che l’urgenza della lotta al virus nulla deve togliere a scienza e coscienza.

Direttore Arnaldo Caruso, la sospensione del vaccino AstraZeneca ha creato disorientamento. E non solo per gli appuntamenti saltati. Le chiediamo di aiutarci a dipanare un po’ di confusione. Partendo dagli anziani che possono dormire sonni tranquilli, giusto? A persone anziane e fragili in questo momento vengono somministrati vaccini di ultima generazione con una protezione superiore al 90%. Stiamo parlando di dosi Pfizer e Moderna, farmaci biologici efficaci e con pochissimi effetti collaterali.

Perché non estendere a tutti Pfizer e Moderna? Perché non ce ne sono abbastanza. Vengono prodotti da pochissimi stabilimenti e la possibilità di rifornire il mondo intero con questi è praticamente impossibile. Si è dovuto ricorrere a tanti altri vaccini (meno costosi) anche se di concezione più vecchia come AstraZeneca, Johnson & Johnson e forse, in futuro, Sputnik.

E sul caos AstraZeneca, che ne pensa? Sono stati segnalati casi limitatissimi in tutto il mondo di fenomeni trombotici emersi subito dopo la somministrazione e questo ha fatto scattare tutte le misure precauzionali. In alcuni casi è stato già escluso un collegamento diretto tra vaccino e alcune complicanze, come ad esempio l'infarto. Per il resto sono necessarie altre i valutazioni anche di tipo autoptico. Nessun nesso però ad oggi è stato esplicitato.

Eppure la sospensione dell’intera campagna vaccinale con AstraZeneca è un provvedimento pesante. Pura precauzione? Bisogna che si sappia che nel mondo del farmaco è normale: quando c'è qualcosa che non va, l'intero lotto viene ritirato dal commercio. È prassi che nessuno vede, ma che tutti noi ricercatori conosciamo benissimo perché veniamo aggiornati costantemente dai dispacci dell'agenzia del farmaco. In questo caso il problema è diventato mediatico.

Non dica che è tutta colpa dei giornalisti... Non dico questo. Dico che l’attenzione del mondo in questo momento è concentrata da un lato sull’efficacia dei vaccini, unica vera arma contro questo virus, e dall’altro sul fatto che siano realmente innocui. Teniamo presente che nel tempo è cresciuta la diffidenza nei confronti dei vaccini e anche questo ha il suo effetto. Se poi si ragiona in termini planetari e sui grandi numeri... ecco spiegata l’attenzione e la sensibilità diffusa. Ma questi grandi numeri ci devono anche far ragionare: è sempre una tragedia quando una persona viene a mancare. Anche e soprattutto se in concomitanza con l'inoculazione di un vaccino. Va però capito se si tratta di una reazione al vaccino stesso o se tra le due cose non c’è alcun nesso. Stiamo parlando di uno, due, tre casi su milioni e milioni di vaccini somministrati. E, ripeto, in qualche caso il nesso è stato addirittura già escluso.

Professore, dunque per lei la decisione di bloccare AstraZeneca è stata eccessiva? No. Risponde semmai alla necessità di disporre indagini aggiuntive per rassicurare che si lavora per il bene di tutti, che di fronte a qualche dubbio si evita la somministrazione di un vaccino potenzialmente pericoloso anche se in misura veramente infinitesimale. Questa cautela non va vista come un dubbio sul vaccino, semmai come risposta ad una legittima richiesta di ulteriori rassicurazioni. Va dimostrato che stiamo facendo le cose per bene e con molta attenzione. L’emergenza non ci porta ad essere superficiali. Anzi.

Par di capire che lei non si meraviglierebbe se l’agenzia europea dei medicinali (Ema) domani decidesse di reintegrare AstraZeneca... Se non ci sono dossier segreti che l'Ema conosce e io no, mi attendo il via libera alla ripresa delle vaccinazioni. Del resto AstraZeneca ha dimostrato grande efficacia in altri paesi, ad esempio l’Inghilterra: 15 milioni di persone vaccinate e senza effetti di tossicità. Questo vaccino è stato determinante per bloccare l’avanzata del virus.

E chi ha già avuto la prima dose di AstraZeneca? Può stare tranquillo. Eventuali sintomi collaterali compaiono a distanza di poche ore.

Per la seconda dose invece si rischia di dover ripartire daccapo... Ripeto: reputo inverosimile che le analisi che farà Ema porteranno a una sospensione definitiva del vaccino AstraZeneca. Ad ogni buon conto speriamo che la situazione si risolva in fretta: l’arco temporale di un mese è indicativo, giorno più giorno meno cambia poco. Si può anche pensare ad un richiamo con un vaccino molto simile, ma ripeto: lo reputo davvero poco probabile.

Le chiedo di attivare la fantasia: immaginiamo lo scenario della messa al bando di AstraZeneca. Cosa vede? Un grande, grandissimo problema. Una vera tragedia soprattutto per il Terzo Mondo. Ma anche da noi non c’è da stare allegri. Abbiamo riposto tutte le nostre aspettative di protezione su questo vaccino disponibile in grandi quantità e a costi contenuti. Fatico a capire come potremmo uscirne in tempi veloci.

Lei ha parlato di effetto mediatico: non ritiene che anche il mondo scientifico, mutuando nei salotti tv lo stile polemico e divisivo della politica, abbia contribuito a creare disorientamento? Il dibattito è sempre un valore, anche e soprattutto per la scienza, purchè non degeneri in sterile polemica. C’è stato un po’ di tutto. Questo è però il momento dell’unione, altrimenti a trionfare sarà solo il virus. Dobbiamo capire oggi che l’unica arma che abbiamo a disposizione è proprio il vaccino.

Intanto siamo in zona rossa. Serve ancora a qualcosa? Assolutamente sì. E speriamo sia davvero la volta buona. Anche se bisognava intervenire un po' prima. Abbiamo fatto troppe zone gialle, troppo shopping e troppe gite, soprattutto nei fine settimana. Oggi negli ospedali riscontriamo quello che abbiamo generato 15 giorni fa, perchè gli effetti dei contagi - moltiplicati a causa delle tante varianti - si vedono a 15 giorni di distanza. Dobbiamo gettarci alle spalle questo pesante arretrato. Ci siamo vicini. Se siamo bravi, se rispettiamo le restrizioni, tra pochi giorni potremo davvero cominciare a goderne i risultati.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato