Ascensore in Castello, c'è l'ok della Soprintendenza: cantiere dall'autunno 2023

I lavori potrebbero slittare ancora perché la ditta vincitrice dell'appalto avrebbe già dovuto iniziare, ma manca il passaggio in Provincia
Il tracciato da Fossa Bagni si arriverà nell’angolo nord-ovest del piazzale - © www.giornaledibrescia.it
Il tracciato da Fossa Bagni si arriverà nell’angolo nord-ovest del piazzale - © www.giornaledibrescia.it
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Per chi tifa l'opera una notizia buona: c'è l’ok della Soprintendenza. Ma anche una cattiva, sempre per chi sostiene l’ascensore in Castello: il cantiere non potrà partire prima dell’autunno 2023. E, per non creare intralcio alla capitale della Cultura, potrebbe slittare al 2024.

A fare il punto sul percorso progettuale dell’infrastruttura che trasporterà i visitatori da Fossa Bagni al colle Cidneo sono stati ieri gli assessori alla Mobilità, Federico Manzoni, e alla Rigenerazione urbana, Valter Muchetti. Per ribadire che «l’Amministrazione sta lavorando per concretizzare l’operazione» partita esattamente due anni fa. E per sottolineare come «i tempi non dipendono da noi, e dare oggi un cronoprogramma dei lavori non è possibile». Insomma, «nessuna preclusione a far parire il cantiere nel 2023 anno della capitale della Cultura», ma tra le righe si legge che il via ai lavori potrebbe slittare addirittura al 2024.

Il cronoprogramma

Secondo il cronoprogramma presentato da Brescia Mobilità - a cui fa capo la progettazione - al Consiglio comunale lo scorso 3 settembre, in questo momento la ditta vincitrice dell’appalto avrebbe dovuto essere già al lavoro per la progettazione esecutiva, e i lavori sarebbero dovuti partire il prossimo novembre. Non è così.

«La Soprintendenza si è presa tutto il tempo a disposizione (4 mesi a partire dalla presentazione del progetto definitivo, lo scorso 4 aprile, ndr) per valutare l’elaborato, e solo il 2 agosto ha dato l’ok al progetto - ha spiegato Muchetti -. Entro una settimana, dieci giorni passeremo i documenti alla Provincia che deciderà se il progetto dovrà essere assoggettato o no alla Valutazione d’impatto ambientale (Via), la risposta arriverà entro tre mesi. Poi si dovrà attivare la Conferenza dei servizi per valutare l’eventuale parere della Commissione paesaggio, ci sarà il passaggio in Giunta per l’approvazione del progetto definitivo, e infine la stesura del bando di gara per il progetto esecutivo e i lavori. Nella selezione terremo conto di chi potrà garantire tempi più rapidi, e noi stessi cercheremo di tagliare i tempi morti».

Le prescrizioni e i costi

Intanto, la Soprintendenza ha subordinato l’autorizzazione all’osservanza di precise prescrizioni: i lavori di scavo saranno vigilati da un archeologo, e si dovranno concordare con gli uffici di via Calini i materiali che saranno utilizzati per le strutture di protezione dello sbocco del tunnel sul declivio del colle, per la finitura dei piloni in cemento armato, dei parapetti, delle protezioni, delle pavimentazioni e della copertura in acciaio specchiante della stazione d’arrivo. I sentieri interessati dal cantiere saranno «rilevati in dettaglio» per poter essere ripristinati esattamente com’erano.

Infine, i costi. I 4 milioni dalla Regione non bastano già più: in due anni, e con le prescrizioni previste, il costo è lievitato a 6 milioni di euro, e l’aumento dei prezzi dei materiali potrebbe farlo crescere ancora. Di quanto? E interverrà il Comune? «Solo col progetto definitivo potremo avere dati precisi. Poi valuteremo».

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