Anziani nelle Rsa, per ogni famiglia un costo dai 20 ai 23mila euro l’anno

Dalla Regione Lombardia «blocco» degli aumenti, ma la quota alberghiera degli ospiti compensa quella sanitaria
Anziani e familiari - © www.giornaledibrescia.it
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Un primo effetto la recente delibera regionale lombarda che stabilisce un tetto all’aumento delle rette l’ha ottenuto. Fondazione Casa di Dio, che a Brescia 435 posti letto accreditati con il Servizio sanitario regionale, ha ritirato l’aumento di un euro al giorno delle rette a carico degli ospiti - o delle loro famiglie - deciso pochi giorni prima del provvedimento assunto a palazzo Lombardia.

Un euro al giorno avrebbe significato 365 euro l’anno a carico degli ospiti, o dei loro familiari. Che si aggiungerebbero alla spesa di oltre 22 mila euro annui sostenuta da ogni anziano, o dai suoi familiari.

La forbice dei costi

Quella dei costi è, tuttavia, una forbice che si allarga e si restringe in base alle realtà che gestiscono le Residenze sanitarie assistenziali e, anche, alla collocazione geografica delle stesse. Nel Bresciano, ad esempio, si va da una retta minima giornaliera pari a 56,45 euro, dunque con un costo di poco più di ventimila euro l’anno, ad una retta massima giornaliera di 62,58 euro, con una spesa annua di quasi 23 mila euro.

Questo significa che le famiglie bresciane spendono mediamente 150 milioni di euro l’anno per le Rsa, cui si aggiungono quelli sostenuti dai comuni per pagare, o integrare, la retta di chi non ha possibilità economiche. L’esborso solo per il Comune di Brescia è pari a 3,5 milioni di euro l’anno.

Costi che si riferiscono solo alla parte alberghiera e che, rispetto a quelli applicati a Milano, risultano quasi economici. Nella città capoluogo di regione, infatti, per un ospite in Rsa i costi (solo per la quota a carico suo o della famiglia) vanno da un minimo di 29 mila euro ad un massimo di quasi 35mila euro all’anno.

Il contributo regionale

A queste cifre, si deve aggiungere la quota sanitaria, o tariffa, determinata in funzione delle condizioni sanitarie (classificazione Sosia, ovvero scheda di osservazione intermedia di assistenza). Quota che è più alta per le persone più gravi. La Lombardia corrisponde una cifra giornaliera che va da 31,60 a 56,70 euro.

Sarebbe meglio scrivere corrispondeva perché la delibera della scorsa settimana contiene una serie di azioni che prevedono di incrementare le tariffe giornaliere nelle Rsa, nelle Rsd (residenze sanitarie disabili) e nei Css (comunità sociosanitarie) legate all’assistenza di pazienti ad elevata complessità sia per il loro comportamento sia per le difficoltà ad alimentarsi.

L’obiettivo

«Obiettivo fondamentale è quello di evitare spese ulteriori alle famiglie che usano le strutture» afferma Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia. La Regione ha fissato una soglia (2% della tariffa media delle singole Ats, agenzie di tutela della Salute) oltre la quale non sono ammessi incrementi della retta sui posti a contratto con il Servizio sanitario regionale.

Cautela

«Con le cautele derivanti dal non avere oggi tutte le informazioni necessarie per appurare l’effettivo impatto economico della delibera sulla nostra Fondazione, ritengo tuttavia che le decisioni assunte dalla Regione vadano nella direzione auspicata per una pluralità di motivazioni» afferma Stefania Mosconi, direttore generale di Fondazione Casa di Dio, realtà che, come detto, gestisce 435 posti letto a contratto nelle Rsa oltre ad un nucleo Alzheimer di venti posti. Da parte di Mosconi, i motivi che fanno guardare con ottimismo alla delibera sono almeno quattro.

Le novità

«Vi sono fondi aggiuntivi, quando nei mesi scorsi si parlava di un taglio lineare del 3% del budget assegnato. Poi, la quota aggiuntiva di 5,30 euro viene riconosciuta non in base alle classi Sosia, ovvero alle condizioni sanitarie di ciascun ospite, bensì alla complessità assistenziale dell’anziano residente, focalizzando l’attenzione sulla confusione, irrequietezza e irritabilità, oltre che sulla necessità di assistenza completa per l’alimentazione - spiega la direttrice generale della Fondazione -. Il peso degli assistiti con complessità assistenziale è pari al 36,1% degli ospiti nelle Rsa.

Da una prima sommaria verifica, nelle nostre quattro strutture tale percentuale è maggiore a conferma che nelle nostre realtà, come in tutta la nostra provincia, l’ingresso in Rsa è ormai previsto solo per persone con elevata complessità assistenziale (anche grazie all’ampia rete di servizi domiciliari, diurni e residenziali, sociali e sociosanitari che si sono sviluppati sul territorio).

Infine, la delibera impegna la Regione a contribuire ulteriormente alla spesa farmaceutica, oggi interamente a carico degli enti gestori e che per una fondazione come la nostra impatta per circa 600 mila euro annui».

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