Bassa

Montirone, la sala consiliare intitolata a Falcone e Borsellino

A 28 anni esatti dalla strage di via D'Amelio che costò la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta, la cerimonia nel municipio bassaiolo
  • Montirone, l'intitolazione della sala consiliare a Falcone e Borsellino
    Montirone, l'intitolazione della sala consiliare a Falcone e Borsellino
  • Montirone, l'intitolazione della sala consiliare a Falcone e Borsellino
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Da oggi, giorno in cui non a caso ricorre l'anniversario della strage di via D'Amelio, la sala consiliare del municipio di Montirone è intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 

Una scelta, assecondata con determinazione dall'amministrazione guidata dal sindaco Eugenio Stucchi, secondo cui «le vite dei due magistrati anti-mafia e il loro impegno vanno ricordati se non si vuole assistere all’ennesimo trionfo dell’ipocrisia. Dall’inutile retorica all’atteggiamento dei molti che fingono di commemorare i morti dopo averli mortificati da vivi».

Numerose - compatibilmente con le limitazioni imposte dalle misure anti-Covid - le autorità presenti alla cerimonia di intitolazione, tra i quali i consiglieri regionali Simona Tironi e Floriano Grazioli, come pure il procuratore capo di Bergamo, il magistrato orceano Antonio Chiappani.

Con la scopertura della stele che su sfondo tricolore reca impressa l'immagine più celebre dei due uomini di legge morti per il loro impegno, l'aula maggiore del municipio di Montirone «si fa luogo di memoria e come tale di comunità».

Un gesto che non ha mancato di suscitare l'apprezzamento della sorella di Giovanni Falcone, Maria (istitutrice della fondazione che porta il nome del fratello). Nell'esprimere gratitudine all'amministrazione locale, ha voluto rivolgere un messaggio, affidato ad una lettera, alla cittadinanza del comune bassaiolo: «È importante che fatti così drammatici rimangano vivi nella memoria di chi li ha vissuti e vengano fatti conoscere anche a chi è nato in un’Italia fortunatamente ben diversa. Ed è ancora più importante che il ricordo non venga coltivato solo lì dove quelle tragedie si sono compiute. (...) Come nel ’74 ci sentimmo tutti bresciani, inorriditi per la strage di Piazza della Loggia, così nel ’92 tutti gli italiani si sentirono palermitani, uniti nel dire no alla violenza mafiosa. Oggi ricordiamo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, caduti per aver fatto il loro dovere fino all’ultimo. Non mi stancherò mai di ripetere che non li dobbiamo considerare uomini diversi da tutti gli altri, una sorta di supereroi. Erano invece persone normali, che vinsero la paura per restare al loro posto e fare il loro dovere. E’ quello che tutti noi, cittadini normali, ci dobbiamo prefiggere nella vita di tutti i giorni».

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