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Gherardo Colombo, da Mani Pulite alla scommessa sui giovani

Ha parlato di giovani l'ex magistrato del pool Mani Pulite al locale I Love Cocaine intervistato dal direttore del GdB Giacomo Scanzi
L'ex magistrato del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo intervistato dal direttore del GdB Giacomo Scanzi
L'ex magistrato del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo intervistato dal direttore del GdB Giacomo Scanzi
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Ad anni di distanza dalla inchiesta giudiziaria di Mani Pulite il carisma di Gherardo Colombo, uno dei magistrati del pool, è rimasto invariato. Tolta la toga, l’ex pm ha scelto di lavorare per e con i giovani. «Dalla lunga esperienza di Mani pulite ho capito che un Paese e una mentalità non si cambiano attraverso i tribunali, ma per mezzo dell’educazione».

Di giovani era colmo il locale di Montichiari che porta un nome volutamente provocatorio: «I Love cocaine». Negli spazi di Mino Dal Dosso, sollecitato dalle domande del direttore del Giornale di Brescia Giacomo Scanzi, Colombo ha parlato del suo libro «Lettera a un figlio su Mani pulite». E proprio il libro, che Scanzi ha definito «una ricostruzione umana e un po’ malinconica di una lunga esperienza», è stato lo spunto per molte domande. Innanzitutto per comprendere il vero significato di una stagione storica decisiva e drammatica per il nostro Paese.

L’ex magistrato ha parlato di Tangentopoli e della sua esperienza nel pool di Mani Pulite, ma anche di mafia, collusione, conflitti fra procure che hanno allungato o insabbiato inchieste. Insomma una stagione in cui un sistema ha mostrato i propri limiti e le proprie deviazioni. Il cuore del nuovo impegno di Colombo è sempre là, in quella Carta costituzionale che sancisce e garantisce la civile convivenza e l’uguaglianza di ogni cittadino.

 

 

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