Bassa

Fanghi contaminati, l’impianto Wte di Quinzano deve restare chiuso

Il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar: si attendono i giudizi sugli stabilimenti di Calcinato e Calvisano
La sede del Consiglio di Stato
La sede del Consiglio di Stato
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L’impianto della Wte a Quinzano, anche per il Consiglio di Stato, deve restare chiuso. Confermata la sentenza del Tar che l’anno scorso ha respinto il ricorso della Wte che aveva impugnato la revoca dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), quindi l’operatività dei tre stabilimenti (Quinzano, Calcinato e Calvisano), e la relativa dismissione.

La vicenda

L'azienda era finita sotto sequestro il 24 maggio 2021, nell’ambito di un’inchiesta sullo spargimento di centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi contaminati da sostanze inquinanti tra il 2018 ed il 2019 su 3mila ettari di campi nel Nord Italia. Le accuse, a vario titolo per le persone finite a processo, tra cui l’amministratore unico, vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata. Accuse pesanti che portarono la Provincia, nel 2021, dopo le indagini dei carabinieri forestali, che avevano evidenziato plurime inadempienze alle prescrizioni imposte all’Aia, a ritirare l’autorizzazione unica ambientale.

Il Comune

Uno degli impianti Wte sotto sequestro - © www.giornaledibrescia.it
Uno degli impianti Wte sotto sequestro - © www.giornaledibrescia.it

«Il pronunciamento del Consiglio di Stato - precisa il sindaco Lorenzo Olivari - è un grande risultato. Oggi ha vinto la legalità, ha prevalso il buonsenso e l’ambiente e la salute pubblica sono stati messi al primo posto. Qualche anno fa l’Amministrazione era già intervenuta con un’ordinanza, a carico della Wte, per la cessazione immediata di molestie olfattive che erano state lamentate da alcuni cittadini. Con la sentenza di oggi si mette la parola fine all’attività sul territorio, visto che l’azienda è sprovvista di Autorizzazione unica ambientale».

Il verdetto

Il Consiglio di Stato, conferma la sentenza del Tar: i motivi alla base del giudizio sono tecnici. «Sin dal primo momento abbiamo sostenuto che la Wte non potesse nemmeno proporre il ricorso dinanzi al Tar, poiché, per espressa norma del Codice Antimafia (decreto legislativo n. 159/2011), quando un giudice penale procede a sequestro dell’azienda, qualsiasi iniziativa giudiziaria, compresa la proposizione di un ricorso dinanzi al Tar, deve essere necessariamente autorizzata - spiega l’avvocato Paolo Centore, legale del Comune di Quinzano -.

Nel caso di specie invece l’amministratore unico della società non solo non è mai stato autorizzato dal Tribunale di Brescia a presentare un ricorso al Tar contro il Comune, ma lo stesso giudice, in data 13 ottobre 2021, aveva espressamente rigettato la richiesta della Wte di essere autorizzata ad impugnare dinanzi al Tar il provvedimento di revoca dell’autorizzazione ambientale».

Se la sentenza su Quinzano traccia la strada, entro fine anno sono attesi gli altri due pronunciamenti da parte del Consiglio di Stato, inerenti gli stabilimenti di Calcinato e Calvisano. E il 15 novembre sarà tempo di udienza preliminare in tribunale

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