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Il Tar rigetta il ricorso e la Wte resta ancora chiusa

In attesa del procedimento penale, il Tar tiene chiusi gli impianti di Calvisano dell'azienda accusata di aver sparso fanghi contaminati
Lo spandimento di gessi e di fanghi da depurazione nei campi è al centro del dibattito - © www.giornaledibrescia.it
Lo spandimento di gessi e di fanghi da depurazione nei campi è al centro del dibattito - © www.giornaledibrescia.it
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In attesa di capire cosa ne sarà del procedimento penale, fermo ancora al gip dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero arrivata a distanza di tre anni dai primi atti, il Tar si pronuncia nuovamente sul caso Wte.

E tiene chiusi gli impianti di Calvisano dell’azienda che tratta rifiuti e che è finita al centro di un’inchiesta con l’accusa di aver sparso su terreni agricoli di mezza provincia 150mila tonnellate di fanghi contaminati da sostanze inquinanti in un periodo compreso tra il 2018 e il 2019.

Come già accaduto nei mesi scorsi per gli impianti di Quinzano, il Tar ha rigettato il ricorso dell’azienda che chiedeva l’annullamento della revoca dell'autorizzazione integrata ambientale dell'impianto firmata dall’Ente Provincia di Brescia il 20 febbraio del 2019. Per quanto riguarda l’impianto di Calvisano secondo le indagini, «Wte - si legge anche nella sentenza del Tar - stoccava rifiuti in ingresso in aree non autorizzate, provocandone talvolta la commistione con il materiale che avrebbero dovuto essere già stato trattato, non eseguiva il trattamento come prescritto, e il pretrattamento del rifiuto come prescritto».

Per gli inquirenti, «le condotte contestate provocavano l’emissione di vapori e gas difficilmente tollerabili dai dipendenti».

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