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Specie aliene nel lago di Garda, sempre più testuggini americane

Alice Scalfi
Per molti fa parte del paesaggio: la si vede immobile a scaldarsi al sole su una pietra o in equilibrio su un tronco. Ma è tutt’altro che innocua: si tratta di un rettile invasivo, in grado di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema
Esemplari di testuggini palustri americane sul Garda
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Tra le specie aliene ormai stabili sul Garda c’è anche la testuggine palustre americana. Per molti fa parte del paesaggio: la si vede immobile a scaldarsi al sole su una pietra o in equilibrio su un tronco. Ma è tutt’altro che innocua. Si tratta di un rettile invasivo, in grado di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema.

La sua presenza – tutt’altro che naturale – è frutto di anni di abbandoni da parte dell’uomo. Introdotte come animali da compagnia, le Trachemys sono state spesso liberate nei laghi e nei fiumi una volta cresciute troppo per stare in acquario.

Dove vivono

Sul basso lago si concentrano soprattutto nelle aree portuali e nei tratti con acqua bassa e fondali riparati, dove trovano cibo e rifugi. Le zone più frequentate sono il porto di Padenghe, i canneti dell’oasi San Francesco, il porticciolo della Zattera a Rivoltella e i litorali con canneti o piccoli anfratti. «È una presenza storica – spiega Paolo Zanollo, del Wwf Bergamo-Brescia – tanto che molti le considerano parte dell’ambiente. Ma resta una specie alloctona, da gestire con attenzione».

Caratteristiche e pericolosità

Anche se vengono comunemente chiamate tartarughe, le Trachemys sono in realtà testuggini. La differenza sta negli arti: le vere tartarughe – almeno alle nostre latitudini – sono quelle marine, con le pinne; le testuggini vivono sulla terra o in acqua dolce, e hanno zampe dotate di unghie.

Le più comuni sul Garda sono le Trachemys a orecchie rosse (elegans) e a orecchie gialle (scripta scripta), entrambe resistenti e onnivore. Si nutrono di pesci, anfibi, uova e invertebrati, competendo con le specie autoctone. In più, possono essere portatrici di salmonelle, trasmesse attraverso l’acqua contaminata. Per questo motivo non possono essere rilasciate in natura. Chi ne rinviene una è invitato a contattare i carabinieri forestali.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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