Nel lago d’Iseo una montagna di rifiuti rilascia amianto, Maione: «Vanno rimossi»

Per eliminare il materiale nella zona di Tavernola Bergamasca servirebbero due milioni: «Sarebbe la soluzione, ma valutiamo più ipotesi»
Il lago di Iseo - Foto Ivan Zanotti © www.giornaledibrescia.it
Il lago di Iseo - Foto Ivan Zanotti © www.giornaledibrescia.it
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 La montagna di plastica, gomma e amiantite che dagli anni Settanta si nasconde nel lago d’Iseo, nella zona di Tavernola Bergamasca, sta rilasciando metalli, micro e nano plastiche e amianto. Emerge dallo studio eseguito da Arpa sui campioni di scarti industriali prelevati dall’acqua l’estate scorsa.

La Regione - dopo aver costituito un gruppo di lavoro e investito 85mila euro per un piano di indagine ambientale il cui rapporto finale sarà disponibile a breve - sta ora valutando il da farsi, premesso che, come spiega l’assessore all’Ambiente e al Clima Giorgio Maione, «non ci sono pericoli immediati per la salute e nemmeno problemi di balneabilità».

Al vaglio ci sono più soluzioni: «Dal recupero naturale controllato al capping fino all’asportazione del materiale accumulato - spiega Maione - . La rimozione dei rifiuti è la strada che vogliamo intraprendere per la salvaguardia complessiva dell’ecosistema, anche su indicazione del gruppo di lavoro istituito appositamente per valutare la situazione. Servono più di due milioni di euro. Apriremo quindi un dialogo con il Ministero per trovare le risorse necessarie. Una cosa è chiara: vogliamo risolvere una situazione bloccata dagli anni Settanta».

Gli studi

Il rinvenimento del materiale risale al pre-Covid: nel 2019 i carabinieri subacquei individuarono l’accumulo a 30 metri di profondità (la questione era stata oggetto di un procedimento penale contro ignoti ad oggi archiviato). Il piano, attuato nell’estate 2023, ha poi consentito di far luce sulla natura del materiale, il rilascio di microinquinanti e lo stato di contaminazione dei sedimenti.

Nel dettaglio è emerso che le aree d’accumulo sono due: una da 450 metri quadrati è più superficiale (dai -10 ai -40 metri di batimetria); l’altra da 150 metri quadrati si trova invece a una profondità di 50 metri. Quanto, poi, ai materiali, si tratta di plastica mista a gomma e amiantite. Materiali non inerti, in quanto è stato rilevato il rilascio di metalli, micro e nano plastiche e amianto nei sedimenti e nelle immediate vicinanze nonché nella colonna d’acqua.

L’operazione in questi anni sta vedendo coinvolte numerose realtà: Regione, Autorità di bacino, tecnici Arpa, Cnr Ismar e Cnr Irsa e il nucleo dei carabinieri sommozzatori di Genova. Ora si lavorerà per valutare nel dettaglio tutte le ipotesi e individuare la soluzione migliore con i relativi costi. L’assessore Giorgio Maione aggiunge che «sarebbe interessante capire chi è stato a gettare quel materiale nel lago d’Iseo. È trascorso tanto tempo e sappiamo che sarà difficile attribuire responsabilità e perseguire i colpevoli. Ma al di là di questo, capire chi è stato ci aiuterebbe a sollecitare le coscienze».

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