Inquinamento, a Brescia Forzanini ed ex Iveco sotto la lente

Adesso bisogna intervenire «con urgenza». Perché nella falda che scorre sotto l’ex galvanica Forzanini, a Brescia, il cromo VI ha raggiunto 963 µg/L e il cromo totale 910 µg/L: valori quasi tripli rispetto al massimo storico rilevato nel 2016 (325 µg/L) e ben oltre le soglie di contaminazione.
La relazione
A certificarlo è l’ultima relazione dell’Arpa, dopo il campionamento del 2 aprile di quest’anno nel piezometro Pz1, l’unico accessibile nel sito a causa dell’ostruzione del piezometro Pz2. «L’aumento dei valori rispetto all’ultimo campionamento eseguito è da relazionare alla dismissione di tutti gli impianti di trattamento e bonifica, ovvero alla mancata prosecuzione del procedimento di bonifica in corso» si legge nella nota tecnica.
Nel 2021, con il sistema di trattamento ancora attivo, le concentrazioni erano inferiori ai limiti di rilevabilità, segno che le bonifiche allora in corso avevano un effetto positivo. Ma dopo la dismissione degli impianti, la falda è tornata a caricarsi di metalli pesanti. Per questo, durante l’incontro tecnico del 29 aprile, l’Agenzia ha chiesto «l’immediata attivazione di misure di messa in sicurezza e di monitoraggio delle acque sotterranee».
Il movimento dei contaminanti
Ma Forzanini non è l’unico sito sotto osservazione. Secondo lo studio «Plumes», a sud della città, nei piezometri installati in prossimità dell’acciaieria Ori Martin, il cromo VI sale da livelli non significativi a monte fino a 44,6 µg/L a valle, un aumento di dieci volte che indica un trasporto attivo nella falda. Questi dati confermano la persistenza e il movimento dei contaminanti, evidenziando la necessità di interventi mirati. A nord, al Villaggio Prealpino, il piezometro MW12 ha registrato nel 2023 una concentrazione di tetracloroetilene pari a 62,8 µg/L, contro i 39,8 µg/L rilevati nel 2019. Secondo l’Arpa, questa zona rappresenta «una situazione critica» con «una sorgente di contaminazione ancora attiva» e richiede quindi «ulteriori e urgenti approfondimenti» per individuarne la provenienza e bloccare il fenomeno.
L’ex Iveco
Infine, in via Volturno, all’interno del sito ex Iveco, le analisi restituiscono un valore di 3 µg/L di tetracloroetilene. Pur più contenuto, il dato indica una contaminazione persistente in un’area soggetta da anni a monitoraggi e interventi di bonifica, senza che il problema sia stato completamente risolto. Questi dati, combinati, disegnano un quadro ambientale complesso, in cui la mancata o insufficiente bonifica rischia di alimentare un circolo vizioso di contaminazioni che si propagano nella falda.
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