Gardone, la bonifica dell’ex Cromoplast «imbrigliata» nei ricorsi

Barbara Fenotti
La battaglia legale tra il Comune e la proprietà prosegue: i fondi regionali ci sono e ora il sindaco vuole accelerare
Un momento del prelievo del campione da un pozzo - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un momento del prelievo del campione da un pozzo - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Una ferita ambientale lunga 34 anni potrebbe avviarsi verso la guarigione. È quella dellex Cromoplast di via Matteotti, a Gardone Valtrompia, dove già nel 1991 furono rilevate tracce di cromo esavalente nel terreno. Da allora si sono succeduti due interventi di bonifica, rivelatisi però insufficienti: il cromo, come evidenziato dalle analisi, è ancora nel sottosuolo.

I fondi regionali

Il tema è tornato in Consiglio comunale il 19 giugno. L’Amministrazione guidata dal sindaco Giuliano Brunori ha deciso di compiere un passo decisivo per sbloccare i fondi regionali destinati alla bonifica della falda. Si tratta di 345mila euro già stanziati dalla Regione ma mai utilizzati per via di un ostacolo formale: la necessità di apporre un onere reale sulla porzione del terreno contaminato, cioè un vincolo a carico della proprietà. Solo con questo passaggio i fondi possono essere effettivamente spesi.

In stallo

«La situazione è in stallo da anni – ha spiegato il primo cittadino –. Il Comune si è fatto carico della bonifica della falda, ma il contenzioso con la proprietà ha impedito di agire: ora, seguendo le indicazioni della Regione e con il supporto dei nostri legali, abbiamo deciso di procedere con l’applicazione dell’onere reale alla parte dell’area dove si svolgeva la cromatura, cioè il capannone e l’area esterna adiacente».

La proprietà, però, non ci sta. I legali hanno già annunciato ricorso: ora tocca al giudice stabilire se il vincolo è legittimo. «Se il Tar ci darà torto – precisa il sindaco – potremo comunque usare i fondi senza rivalerci sulla proprietà, mentre se ci darà ragione scatterà la rivalsa solo per la parte dell’area oggetto di onere».

La vicenda

La vicenda ha radici profonde. Negli anni ’90 il proprietario dell’epoca bonificò la superficie rimuovendo i primi strati di terreno, ma indagini successive rilevarono la presenza di inquinanti anche in profondità. A quel punto la bonifica del suolo proseguì con spese a carico del privato per circa 300mila euro. Proprio per questo la Giunta di allora scelse di non applicare l’onere reale. In seguito la Regione destinò ulteriori fondi per la falda, ma l’assenza di un accordo con la proprietà sul tema del vincolo ha congelato tutto fino a oggi. Ora, con la nuova decisione, l’Amministrazione comunale spera di sbloccare la situazione. Se i fondi saranno liberati, la bonifica potrà partire.

Il progetto

Il progetto prevede un intervento di quattro mesi che consiste nella perforazione del terreno fino a 25 metri di profondità e l’iniezione di additivi capaci di ridurre la tossicità del cromo esavalente, portandolo sotto la soglia di legge dei 5 microgrammi per litro. Seguirà un anno di monitoraggio e, se i risultati saranno positivi, il Comune potrà chiedere altre risorse alla Regione per proseguire la sorveglianza ambientale per ulteriori due anni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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