AmbienteGarda

Un «segugio» per scovare i rifiuti sul fondo del lago

Il robot subacqueo Zeus protagonista di uno studio promosso dal Wwf insieme all’Università di Pisa
Il robot giallo che fotografa e localizza i rifiuti sui fondali - Foto tratta dai social
Il robot giallo che fotografa e localizza i rifiuti sui fondali - Foto tratta dai social
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Non ha braccia né gambe, ma vede al buio e si muove da solo come un segugio giallo tra i rifiuti sommersi. Si chiama Zeus ed è un robot subacqueo autonomo – per i tecnici un Autonomous Underwater Vehicle, Auv – protagonista di un esperimento di mappatura dei fondali del Garda promosso dal Wwf in collaborazione con l’Università di Pisa. L’obiettivo è semplice: localizzare i rifiuti che si accumulano nei fondali e costruire, a partire dai dati raccolti, strategie di bonifica efficaci.

Il primo test è avvenuto nelle acque di Desenzano, sotto il coordinamento di Paolo Zanollo, referente del Wwf Bergamo Brescia. Il progetto rientra nella campagna nazionale «Adopt Rivers and Lakes», lanciata quest’estate per richiamare l’attenzione sugli ecosistemi lacustri e fluviali, sempre più esposti agli effetti del turismo e della dispersione di plastica e microplastiche.

Zeus si muove senza pilota, guidato da un sistema di intelligenza artificiale che gli consente di scandagliare il fondale in modo sistematico, evitando ostacoli e rilevando ogni anomalia. È equipaggiato con sonar, videocamere ad alta risoluzione e sensori multispettrali: strumenti che gli permettono di distinguere i rifiuti dai sedimenti naturali e di geolocalizzarli con precisione.

I ricercatori del dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’ateneo pisano stanno analizzando i dati per calibrare il sistema e migliorare la capacità di riconoscimento automatico. Non si tratta solo di una ricognizione esplorativa: l’obiettivo è rendere questi strumenti operativi e adattabili anche in contesti più complessi.

Fotografia

Le prime indagini hanno già evidenziato la presenza di oggetti metallici, frammenti plastici e materiali non biodegradabili depositati da tempo. I dati raccolti serviranno a valutare il grado di inquinamento dei fondali del lago, studiare l’impatto sugli habitat sommersi e supportare enti e amministrazioni nella pianificazione di interventi di rimozione e bonifica.

Il lago di Garda, insomma, diventa un laboratorio a cielo aperto dove tecnologia, scienza e tutela ambientale lavorano insieme. Il progetto pilota è pensato anche come modello replicabile altrove: la robotica subacquea potrà essere applicata ad altri laghi italiani ed europei.

Per il Wwf è un modo per coniugare innovazione e conservazione. Un esempio concreto di come la tecnologia possa diventare alleata nella salvaguardia di ecosistemi fragili e spesso trascurati. Perché la qualità dell’acqua e la salute degli ecosistemi non si misurano solo in superficie. E perché, come ricorda il Wwf, i rifiuti sommersi sono invisibili, ma non per questo meno dannosi per l’ambiente.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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